L’anestesia è uno degli aspetti più caratteristici della realtà consensuale. In effetti la realtà consensuale può essere descritta come un processo anestetico.
Esiste un’anestesia tridimensionale, la cui funzione è annullare o diminuire il dolore fisico nel corso di un intervento chirurgico o altre procedure invasive sul piano materiale. Ed esiste un’anestesia multidimensionale che abolisce o riduce la sensibilità dolorifica e la coscienza durante una procedura invasiva sul piano dell’anima.
L’anestesia è un processo invasivo inteso a eliminare la consapevolezza di un altro processo invasivo.
L’anestesia tridimensionale, similmente a quella multidimensionale, si realizza tramite strumenti “anestetici” che inducono uno stato di narcosi, una perdita di coscienza.
Esistono diversi dosaggi e tecniche anestetiche, che cambiano in base alla sensibilità dei soggetti e alla natura dell’intervento invasivo.
L’anestesia topica o locale annulla la coscienza di una parte della nostra anima. Solo un’area, o alcune aree, sono anestetizzate. La consapevolezza di queste parti è bloccata e non giunge al nostro io, o senso di identificazione.
La neuroleptoanalgesia è uno stato generale di indifferenza totale alla coscienza di ogni parte dell’anima, in cui tuttavia il soggetto conserva la capacità di rispondere a istruzioni impartite da altri, cooperando conseguentemente.
L’anestesia generale comporta una paralisi totale di tutto il corpo multidimensionale. L’anima è completamente addormentata e il soggetto non sente e non ricorda nulla.
L’anestesia è in sintesi la condizione generale della vita umana nella realtà consensuale.
Con ciò non intendo esprimere alcun giudizio sulle intenzioni effettive di questo processo, né insinuare che vi siano delle motivazioni poco pulite.
Forse quello che succede quando siamo anestetizzati, fin tanto che siamo in questa realtà, non lo sapremo mai.
Il punto a cui voglio arrivare è che quando ci sembra che tutta la nostra vita sia radicalmente in tilt, stiamo solo sentendo quello che esiste effettivamente, e il motivo per cui ne siamo coscienti è forse solo una semplice questione d’insufficiente dosaggio anestetico.
© Franco Santoro
(6.3.9)