Nel corso della storia umana, la costumanza di schierarsi o da una parte o dall’altra, instaurando conflitti incessanti con i propri antagonisti, ha prodotto e seguita a generare eventi aberranti e atroci tragedie.
Tale tendenza deriva dalla convinzione di avere ragione a tutti i costi e dall’invasamento ideologico che porta a credere di possedere la verità assoluta. Da ciò ne consegue che le parti avverse, o anche solo quanti nutrono dubbi o promuovono il dialogo, diventano nemici da combattere e annientare.
Tuttavia, coloro che sostengono di avere ragione o di possedere la verità, rimangono solo sulla soglia delle loro ragioni o verità. Non ci entrano davvero dentro e si limitano a sbandierarle nelle loro esibizioni. Non conoscono affatto ciò in cui credono e mai si curano di esplorarlo in profondità. Se lo facessero si renderebbero conto di quanto è effettivamente essenziale nella verità che sostengono di possedere. Forse capirebbero che la verità risiede in ogni parte, perché la Verità non è singolare bensì plurale.
Quando si consegue questa consapevolezza “l’obiettivo non è più stabilire chi ha ragione e chi ha torto, ma piuttosto quello di conoscersi reciprocamente e più profondamente l’uno grazie alla diversità dell’altro”. Questo non significa affatto sminuire, trascurare o privare di sostegno le proprie ragioni e convinzioni. Qui è proprio il dialogo con la diversità altrui che consente di accrescere la comprensione di ciò in cui si crede, così da permettere il raggiungimento della sua natura essenziale.
“Quanto più si scende nell’essenziale tanto più le differenze cessano di essere un ostacolo e un’insidia. Non scompaiono, ma vengono colte nella loro reciproca possibilità di fecondarsi a vicenda. Come differenti colori di un unico arcobaleno, la cui bellezza sta proprio nella pluralità e varietà delle tinte che lo costituiscono”.
PS: le citazioni tra virgolette sono tratte da Massimo Dina, Breviario universale, vol. II, p. 607