La più grande tirannia è data dalla “coerenza”, la polarizzazione, lo stare a tutti i costi o da una parte o dall’altra. Nel momento in cui facciamo questa scelta amputiamo una parte della nostra natura, che da quel momento in poi potremo vedere solo al di fuori, riflessa in altre persone, con le quali siamo in aperto conflitto. Su questo conflitto si basa la sopravvivenza della parte che abbiamo scelto di essere, per cui di conseguenza non ci potrà mai essere pace.
Si tratta di un conflitto fittizio, perché le due parti che concepiamo antagoniste sono in vero fermamente unite dentro di noi, nella nostra essenza. Quindi se ci schieriamo in modo assoluto solo da una parte, entriamo in conflitto anche con il nostro mondo interiore, con la nostra essenza. Siamo in guerra su due fronti, uno esterno e l’altro interno. È una lotta continua, e il paradosso è che si tratta, come consuetudine, di una guerra combattuta in nome della pace.
La via della pace risiede nel riconoscimento, accettazione e incorporamento della parte opposta, piuttosto che nell’annientamento o sottomissione di quest’ultima.
Ogni volta che abbiamo idee e opinioni forti rispetto qualcosa, antipatia e avversione profonda verso persone e situazioni, questa è una grande occasione per comprendere a fondo una parte del nostro essere.
L’ostilità verso la parte opposta ci concede di individuare ciò che necessitiamo riconoscere e integrare in noi stessi. Questa avversione, questo desiderio di distruggere, dominare la parte in conflitto è naturale e legittima. Nasce dal nostro intimo desiderio di essere uniti, di eliminare ogni separazione.
Esiste uno stadio in cui il processo di recupero delle parti perdute, richiede l’aperto antagonismo con una parte al fine di riconoscere completamente la parte con cui ci identifichiamo e oggettivare quella che abbiamo rimosso dalla nostra coscienza. Questo stadio è fondamentale, e necessita essere espresso pienamente, preferibilmente a livello sciamanico, senza causare danni a se stessi e gli altri.
Esiste poi uno stadio in cui, come conseguenza dell’amplificazione del conflitto, della continua contrapposizione a un’antagonista, che implica tenerlo d’occhio regolarmente, iniziamo a comprendere la parte opposta, a integrarla, a diventare essa stessa, non attraverso lo sforzo, bensì in maniera spontanea, naturale. Gli opposti anelano a incontrarsi e unirsi, questo è inevitabile, ciò è quanto accade nella vera realtà.
Questo stadio è supremo, perché in esso si celebra la guarigione e il recupero della nostra essenza. Ma non ci arriveremo mai se ci ostiniamo a non cedere mai, a rimanere “coerenti”, polarizzati, schierati sempre e solo da una parte.
Lo schieramento, la polarizzazione, il conflitto sono strategie operative di guarigione per accedere alla realtà. Nel momento in cui diventono ideologie e verità assolute, ecco che siamo destinati a vivere in una realtà separata, il cui nutrimento deriva esclusivamente dal conflitto.
La luna nuova dona questa opportunità. Il Sole e la Luna sono uniti, nello stesso punto. Il conflitto, la distanza cessano per qualche ora, poi riprenderanno…
© Franco Santoro
Image: Monsieur de Saint-George et Mademoiselle La chevalière d’Éon de Beaumont at Carlton House (fonte)