L’insegnamento forse più importante lungo il percorso multidimensionale consiste nel distinguere tra ciò che è periferico e centrale, transitorio e permanente, illusorio e reale, completo e parziale, o più realisticamente tra quanto, in base alla tua percezione limitata, appare essere più periferico e centrale, e così via.
Questo insegnamento emerge soprattutto nei momenti più oscuri e nelle crisi della vita, quando ti trovi in una situazione di emergenza. In quei momenti comprendi meglio il valore delle cose. Certi temi e situazioni che prendono tanto la tua attenzione passano subito in secondo piano o addirittura scompaiono, dando spazio a ciò che conta veramente.
In tanti momenti della vita hai trovato e ritrovato ciò che conta veramente, il Centro del tuo essere, Dio, o qualunque altro termine puoi usare per identificare un’esperienza diretta superiore e profonda, non un concetto intellettuale o teologico.
Poi ti sei distratto e perso nuovamente, preso dalle attività e dai drammi della vita. Come mai seguiti a trovare la tua effettiva natura, per poi allontanarti da essa? Perché ci ritorni solo quando la vita diventa ingestibile, nei momenti di emergenza, quando non c’è più via di uscita? Il tuo Centro è l’ultima spiaggia, dove vai a parare alla fine dei conti. Ogni ritardo nell’andarci aumenta tuttavia il dolore, il malessere, la confusione. Perché non resti semplicemente lì?
Una risposta strategica è forse che vai oltre il Centro per creare un ponte tra il Centro e tutto ciò con cui ha perso la connessione. Ci sono infinite dimensioni e molte tra queste sono sconnesse, frammentate, separate, isolate. Allora, in questo caso, allontanarsi dal Centro, con il rischio di perdersi o essere bloccati altrove, diventa un atto valoroso di recupero di quanto si è separato.
Ci possono essere tante altre risposte strategiche. Le varietà di risposte e domande fanno parte di ciò che esiste oltre il Centro. Il Centro si spiega da solo, mediante l’esperienza diretta che ne deriva.
È necessario che tu abbia esperienze dirette, di prima mano, perché solo in questo modo comprenderai che cos’è il Centro, ti ricorderai di ritornarci ancora, e quando ti allontanerai ne capirai il motivo.
Con tutto quello che ti allontana è vitale stabilire rapporti chiari, che ti permettono di ritornare al Centro, di non perderti, di non restare bloccato. Ti sposti verso ciò che è lontano, in dimensioni inferiori e superiori, per collegarlo con il Centro e non per creare un altro centro altrove.
Allora, mettiamoci al lavoro, facciamo un inventario multidimensionale, chiariamo le dinamiche dei nostri rapporti con ogni aspetto della vita, le nostre molteplici identità e soprattutto ricordiamoci del Centro, sempre.
Per distinguere il Centro dalle nostre diverse identità multidimensionali, e riconoscerlo strategicamente come un’identità a sé stante, così che non lo perdiamo di vista, uso talvolta il termine Identità Multidimensionale Centrale (IMC). L’IMC rappresenta il più prossimo accesso al mistero e il massimo livello provvisorio di consapevolezza che siamo in grado di conseguire, il punto che aiuta a liberarci dalle corruzioni, dai depistaggi e dai condizionamenti della percezione separata. L’IMC è la modalità provvisoria in cui percepiamo il Centro, adattata alla nostra consapevolezza dimensionale. L’IMC è quanto di più vicino al Centro possiamo percepire e concepire a livello umano.
In: Franco Santoro, Pronto soccorso multidimensionale: emergenze spirituali, mondi paralleli e identità alternative, Institutum Provisorium, 2020, pp. 65-67.