La principale causa della sofferenza umana risiede nell’incapacità di comunicare in modo corretto. I problemi di relazione derivano da incomprensioni linguistiche. Questo perché i linguaggi moderni si fondano sulla contraffazione. Essi sono nati dalla necessità di occultare o manipolare qualcosa.
In altre dimensioni la comunicazione procede in modo immediato e trasparente. Semplicemente mi apro e come un cristallo trasmetto ciò che ho dentro. Senza alcuno sforzo ognuno capisce quali sono le mie intenzioni. Questa è una facoltà di cui siamo ancora dotati. Essa spaventa poiché, se desidero nascondere qualcosa agli altri, non è ideale essere trasparenti come un cristallo. Allora decido di occultare alcune parti di me e renderle opache. Inizio a rimuovere la trasparenza. Mediante le parole posso comunicare qualcosa assai diverso da quello che mi accade dentro. Poiché l’attenzione è tutta rivolta al linguaggio esterno, nessuno s’interessa allo spazio interiore.
Il linguaggio è un’operazione di occultamento. C’è qualcosa che teme di essere rivelato. Se mi apro, questo qualcosa può essere visto. Il pericolo è che gli altri possano scoprire ciò che ho occultato. Il fatto singolare è che tutti celano la stessa cosa e, nel frattempo, temono di esporla perché, come conseguenza della separazione, credono di essere gli unici ad averla dentro. Ciò confronta con il primo passo decisivo nel processo di guarigione: l’allacciamento della storia personale a quella collettiva. Si tratta anzitutto di sanare la ferita che ti separa dal resto del genere umano, di renderci conto che non sei solo, che ogni gioia o tragedia della vita fa parte di una storia che condividi con l’intero pianeta. Tale consapevolezza permette di guarire arcane lacerazioni, di riconoscere gli altri come fratelli e sorelle, di unirti in profondità, recuperando l’intima comunanza necessaria per procedere insieme e svelare con audacia i misteri invisibili dell’esistenza.
© Franco Santoro