La nascita in questo mondo, così come la descrive il maestro buddista Chogyam Trungpa, è l’esatto opposto del “samadhi”, ossia l’illuminazione, l’unione con il Tutto, ecc. La nascita fisica implica quindi l’accesso a una realtà fondata sulla separazione e l’oscurità, in cui seguitiamo a vivere fino a quando non “nasciamo al contrario”, lasciamo questo mondo separato e c’illuminiamo.
Considerando il crescente sovrappopolamento di questo mondo separato, l’illuminazione da diverso tempo non sembra andare molto di moda. Per la sparuta minoranza interessata a “nascere al contrario” può essere utile considerare il fatto che la nostra vera natura è già illuminata e dimora fermamente nell’unità, in congiunzione con il Tutto, Dio e altri Sinonimi. Ne deriva che si tratta di riconoscersi sempre di meno con l’identità che crede di essere un singolo pezzo di carne e disperatamente lotta per la sua sopravvivenza o per soddisfare i suoi incessanti bisogni.
Certo, potrebbe non essere affatto facile perché questo processo è l’opposto di come vanno le cose in questo mondo. Tuttavia, tutto diventa molto facile se a un certo punto ti avvedi che ritornare all’unità originaria è l’unico tuo scopo in questo mondo. Ciò implica rispettare e onorare quanti preferiscono restare nella separazione o in qualche modo sono in grado di derivarne profonda ispirazione, soddisfazione e pure illuminazione. La via dell’illuminazione è un processo esperienziale che parte dalla separazione e dalla solitudine che ne deriva. Nessuno in questo mondo può prescrivere regole valide per tutti al fine d’illuminarsi. La meta è la stessa per tutti, ma le vie sono innumerevoli e hai da trovare la tua.