Se ti senti insoddisfatto della tua vita è perché l’hai confusa con quella di qualcun altro che nulla ha a che fare con te. Ti sei identificato con un surrogato di te, per cui l’insoddisfazione che ne deriva è del tutto legittima. Tale insoddisfazione è un evento assai lieto, poiché rappresenta il portale attraverso cui puoi ritrovare chi sei davvero. Questo tuo vero sé ha da sempre seguitato a vivere. Lo hai incontrato ogni giorno, o più probabilmente, ogni notte, quando sogni. Mi riferisco qui a sogni molto profondi, che ti danno tutta la soddisfazione di cui hai bisogno e che poi spariscono nell’oblio, divorati dall’incontinenza del surrogato di te stesso.
Finché t’identifichi con questo surrogato resti bloccato in un mondo in cui l’insoddisfazione è garantita e dove ogni soddisfazione non solo è contraffatta ma rappresenta solo il breve intervallo tra effettive e ancor più dolorose insoddisfazioni.
Il mondo in cui ti trovi è un surrogato del vero mondo. In quanto tale è pura follia, laddove l’unica sua utilità risiede nella consapevolezza della tua insoddisfazione e nell’insorgere di una volontà indefessa che ti porta a ricordare a tutti i costi chi sei davvero.
Allora che fare? Ricorda chi sei e tutto quello che sei stato ogni volta che non ti sei identificato con il tuo surrogato. Dai sempre più spazio a chi sei davvero e sempre meno al surrogato. Ricorda i tuoi sogni e lascia che il surrogato scivoli nell’oblio proprio come tutti i sogni che hai dimenticato.
Non è affatto un’impresa difficile. Occorre solo aver raggiunto un livello d’insoddisfazione tale nei riguardi di ogni surrogato per cui non ci sono proprio altre alternative.