di Enrico Petrella
Il romanzo che vi presento si muove a modo suo entro le strutture convenzionali del tempo e dello spazio, usandole in modo ordinato ma nello stesso tempo sconfinando con disinvoltura dai suoi limiti. L’azione principale si svolge nel giro di pochi mesi, però nel bel mezzo di questo breve lasso di tempo si apre un portale che contiene un periodo dalla durata di circa mille anni. Lo stesso discorso vale per lo spazio: dall’ambito circoscritto di una città e dei suoi dintorni, lo scenario, a partire dal medesimo portale, si allarga a numerosi luoghi del mondo. Non soltanto: parallelamente al tempo del romanzo, che scorre apparentemente segnato da una cronologia piuttosto precisa e anche legata a numerosi eventi storici, corre un altro tempo, che è in realtà un tempo zero, e analogamente, in parallelo alle aree geografiche descritte, alle miglia percorse dai personaggi, sussiste uno spazio zero, che ovviamente è legato al tempo zero. Quivi si manifestano entità non fisiche, che accompagnano, seguono, influenzano il percorso dei personaggi che si muovono sulla superficie terrestre.
In realtà, tali entità non sono separate dai personaggi terrestri, così come il tempo zero e lo spazio zero sono compenetrati al tempo e allo spazio ordinari. Un’altra caratteristica della narrazione ne La trama millenaria è che si parte da un io narrante per poi passare a un lui e poi a un noi e quindi tornare all’io. Vale a dire che il punto di vista narrativo o soggetto narrante è mutevole, così come gli individui e le entità che agiscono e si esprimono nel romanzo sono solo apparentemente individui o entità separate: in realtà sono personaggi, ruoli, parti funzionali di una grande rete unitaria all’interno della quale esiste una continua interconnessione. Nel romanzo questa interconnessione è rappresentata attraverso diverse immagini concrete: la rete ferroviaria mondiale, la rete delle sinapsi che compongono il sistema nervoso umano, la rete Internet. Questa modalità olistica di rappresentare la conoscenza può essere riassunta attraverso l’epigrafe posta all’inizio del romanzo, che è una citazione da un frammento di Eraclito:
«Il sapere non è che un’unica cosa:
comprendere ciò che dirige tutte le cose attraverso tutte.»
(Eraclito, Fr. 9 – Trad. di Francesco Fronterotta)
Nel romanzo La trama millenaria viene inoltre espresso in forma narrativa il tentativo di incrociare, nel campo esperienziale del protagonista, il retaggio di esistenze precedenti con l’eredità che arriva dall’albero genealogico, e si tratta proprio di una struttura portante dell’opera. L’integrazione di questi due aspetti avviene considerando il legame stretto tra l’ambiente genetico che fa da terreno fertile per una nuova nascita e le necessità karmiche dell’entità spirituale che si appresta a ridiscendere nella gabbia spazio-temporale fisica terrestre.
Come avviene per qualsiasi opera, l’autore vi proietta gran parte di sé stesso e una gran quantità di materiale autobiografico, sia pure rielaborato, filtrato e integrato in una visione guidata dall’immaginazione creativa. Ma l’intento del romanzo è quello di mostrare qualcosa di collettivo, non di individuale, perché in realtà non esiste nulla di veramente individuale. L’individuo ha di originale soltanto il fatto di portare nel proprio vissuto una combinazione particolare e specifica di forze, entità e archetipi che tuttavia appartengono a tutti. Il compito dell’autore è di mettere tutto ciò in condivisione, e quello del lettore di estrapolare ciò che gli può essere più utile al momento della lettura, ciò che gli risuona dentro perché vibra all’unisono con quanto sta leggendo.
Enrico Petrella, La trama millenaria, Europa Ed., 23 dicembre 2022
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