Nel corso della vita ho studiato varie lingue: italiano, inglese, latino, francese, spagnolo, tedesco, russo, olandese, persiano, hindi, arabo. A queste lingue ho dedicato da 50 anni a un minimo di un anno di studio o pratica, con l’esclusione dell’italiano che ho usato sin dalla prima infanzia. Per alcune lingue apprese sin dalla gioventù (italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco) il mio vocabolario è superiore a 9000 parole, mentre per il russo, studiato più di recente, si aggira intorno a 2000 vocaboli, laddove per le restanti lingue le parole conosciute sono assai più ridotte. Nonostante queste conoscenze, non mi sembra di aver notato alcun miglioramento significativo nella mia capacità di comunicazione a un livello profondo. Riconosco inoltre di non essere riuscito ad apprendere bene nessuna delle lingue studiate, cominciando soprattutto dall’italiano, che ancora sono incapace di parlare e scrivere con proprietà. In effetti, uno dei motivi principali per cui ho dedicato tanto tempo allo studio di altre lingue deriva dall’avversione che sin da bambino ho provato verso la mia lingua natale. Intraprendere lo studio di altre lingue è stata per me una scelta volontaria, un atto di liberazione dalla tirannia della lingua italiana il cui apprendimento ho subito come un’imposizione. Tuttavia, nonostante questa liberazione, ammetto che anche le altre lingue non mi hanno mai consentito di comunicare in modo appropriato e di esprimere il mio sentire più profondo, tanto che in diversi momenti nella vita ho deciso di apprendere lingue alternative e non-ordinarie, fino a inventarne alcune io stesso. La più importante tra queste lingue la adottai quando avevo sei anni, dapprima nei giochi infantili, poi in seguito durante visioni ed esperienze multidimensionali più raffinate. Questa è la lingua che mi ha dato maggiore soddisfazione. Si tratta di un linguaggio che credo sia familiare per molti esseri umani, seppure nella maggioranza dei casi sia stato totalmente dimenticato. In effetti, la funzione dei linguaggi ordinari pare proprio essere quella di contribuire alla perdita di memoria di questa lingua originaria. Il suo scopo è di permetterti di comunicare con ogni aspetto dell’esistenza, visibile e invisibile, e in primo luogo con chi sei veramente. Questo è il linguaggio originario che occorrerebbe apprendere, piuttosto che seguitare a imparare lingue create appositamente per causare illusione e fraintendimenti.
Non importa quante lingue ordinarie impari nessuna di esse ti permetterà di comunicare al di fuori del paradigma di separazione umano, sia che tu abbia di queste lingue una conoscenza impeccabile o approssimativa. Ogni lingua convenzionale, pur nella sua apparente diversità, serve essenzialmente a imporre la percezione di realtà autistiche dominate dal dualismo e dall’identificazione con l’ego. La comunicazione multidimensionale, il rapporto con realtà spirituali, l’accesso a stati sciamanici di coscienza, così come la relazione profonda di unità con i tuoi simili e tutto ciò che ti circonda, dentro e fuori, è impraticabile tramite le lingue ordinarie e necessita di un linguaggio apposito. Le lingue ordinarie servono esclusivamente per relazionarsi con una realtà separata. Eppure, queste stesse lingue possono svolgere un ruolo rilevante quando ti confrontano con la frustrazione derivante dalla loro inadeguatezza e stimolano il desiderio di riscoprire il tuo linguaggio originario. Inoltre, e questo è forse l’aspetto più interessante, i metodi di apprendimento delle lingue ordinarie possono essere usati efficacemente per risvegliare la conoscenza dell’idioma originario allorché sono adoperati esplicitamente con questo proposito. Lo studio di diverse lingue ordinarie mi ha permesso di acquisire una grande varietà di tecniche di apprendimento. I principi base di queste tecniche possono essere adattati per il recupero e l’apprendimento del nostro linguaggio originale. Questo è uno tra gli scopi principali del lavoro dell’Institutum Provisorium.