Il simbolo grafico è composto da un cerchio (spirito/Sole) sovrastato da un semicerchio (anima/Luna) e appoggiato su una croce (corpo/materia/Terra). In quest’immagine abbiamo i tre simboli di base del cerchio, del semicerchio e della croce. E’ una complessa figura trinitaria che integra i tre Livelli e di cui vengono date numerose interpretazioni.
La presenza di questi tre simboli di base identifica Mercurio come il punto di incontro tra Sole e Luna nei contesto della realtà fisica del pianeta Terra. L’immagine è anche una raffigurazione del caduceo, il bastone che rappresenta il potere della saggezza e della pace di cui il dio Mercurio è sovente portatore.
Mercurio è il pianeta più piccolo e veloce del sistema solare e quello maggiormente vicino al Sole. Il suo periodo di rivoluzione, caratterizzato da un’orbita molto eccentrica, è di 88 giorni, mentre la sua distanza dal Sole, vista dalla Terra, non supera mai i 28°. Questo significa che in un tema natale Mercurio si troverà sempre entro 28° prima o dopo il Sole. Tale posizione suggerisce che sebbene la mente (Mercurio) possa apparire in contrasto con l’Intento o cuore (Sole), in realtà esse si trovano sempre vicine tra di loro e non possono mai essere veramente in opposizione (180°). Mercurio è anche sia il pianeta più caldo che freddo, poiché mostra sempre lo stesso lato della sua superficie al Sole, mentre l’altro rimane costantemente al buio.
Ermes (Mercurio) nasce in piena notte in una caverna sul monte Cillene (nell’Arcadia greca), concepito da Zeus e Maia. Il giorno stesso della nascita si dimostra assai precoce: va da suo fratello Apollo e gli sottrae cinquanta mucche della sua mandria, poi sacrifica due delle vacche rubate e ne fa dodici parte, una per ciascuno dei dodici dei.[6] Infine, tornato nella caverna natia, impiega il guscio di una tartaruga e delle corde ottenute dagli intestini delle vacche, per fabbricare la prima lira. In seguito dona questo strumento ad Apollo in cambio del caduceo, un bastone avvolto da un serpente (rappresentazione dei suoi poteri di guaritore e messaggero divino). È famoso per la sua abilità, destrezza, astuzia, capacità di comunicazione, come protettore di commercianti, artigiani, viaggiatori e ladri, e come servitore degli dei. Mercurio agisce come messaggero di Giove ed altri dei, e a questo riguardo sa impiegare ogni tipo di linguaggio, compreso quello dei sogni. Egli è tra i pochi ad avere accesso al Mondo del Basso, dove opera sovente come psicopompo e conduttore delle anime morte. Ha un aspetto giovanile, indossa spesso una tunica bianca (donatagli da Ade e che gli consente di essere invisibile), un cappello argenteo a larghe tese, sandali alati, e porta con sé il caduceo e una borsa (simbolo dei guadagni del commercio). Ermes non ha una consorte, tuttavia di tanto in tanto ha alcune brevi relazioni, spesso conseguite tramite trucchi.
La posizione di Mercurio nella mappa astrologica fornisce indicazioni riguardo il tipo di mentalità o intelletto della persona e il modo in cui pensa, si esprime ed apprende. La sua posizione fornisce inoltre spunti per riconoscere modalità informali ed efficaci di comunicare con gli esseri viventi, siano essi visibili o meno. Gli aspetti e i transiti di questo pianeta possono aiutare a individuare aree o periodi di tempo in cui le tematiche di comunicazione prevalgono o necessitano guarigione.
Come il suo omonimo metallo, Mercurio è neutrale e si adatta alle qualità dell’ambiente. Ciò permette agli Spiriti di relazionarsi tra di loro e stabilire connessioni. Mercurio opera inoltre in qualità di elemento di collegamento tra Mondo dell’Alto e Mondo del Basso, servendo la funzione di tenutario degli accessi e guardiano delle comunicazioni. In questo contesto il suo scopo è quello di facilitare il traffico e lo scambio di informazioni a tutti i livelli, e di impedire la formazione di blocchi.
Il potere sciamanico del Lupo in quanto alleato e animale guida era diffuso ampiamente nelle tradizioni misteriche dell’Italia preromana. Eredi di tali trasmissioni erano i Lucerci, “lupacchiotti”, membri di una confraternita sciamanica dell’antica Roma e noti per la celebrazione dei Lupercalia, una cerimonia intesa a commemorare il salvataggio di Romolo e Remo da parte della Lupa. In vero tale ritualità risaliva a tempi assai più remoti della fondazione di Roma. Secondo alcuni sembra che i due gemelli facessero essi stessi parte di questo gruppo sciamanico. Da considerare inoltre che il termine lupa era il nomignolo attribuito alle prostitute, che in questo caso era una ierodula, ovvero una prostituta sacra connessa ai sacri misteri del lupo. Narra la leggenda che nella città di Albalonga la giovane Rea Silvia, sacerdotessa della dea Vesta e quindi vincolata alla castità, partorì segretamente due gemelli, concepiti per intervento del dio Marte. Amulio, usurpatore del trono di Numitore, padre di Rea Silvia, venne a conoscenza della nascita di questi potenziali eredi al trono e ordinò la loro uccisione. Il servo incaricato dell’esecuzione, preso da compassione, abbandonò i gemelli in una cesta al flusso della corrente del Tevere. La cesta si arenò tra due alberi (il Germalo e il Fico Ruminale) e fu trovata da una Lupa che li portò nella sua grotta e li allattò. In seguito, il pastore Faustolo scoprì i bambini e li portò alla compagna Acca Laurentia, chiamata anch’essa la Lupa per i motivi forniti sopra, che si prese cura di loro. Quando i gemelli crebbero uccisero l’usurpatore Amulio e ristabilirono sul trono il nonno Numitore. Poiché avevano ricevuto una specifica visione, decisero di lasciare Albalonga e fondare una nuova città, scegliendo proprio il posto in cui erano stati ritrovati dalla Lupa. In disaccordo tra di loro, essi si affidarono al responso di una divinazione onde stabilire a chi sarebbe spettato l’onore di dare il nome alla città. Chi avesse avvistato più uccelli avrebbe avuto questo incarico. Remo ne vide sei, mentre Romolo ne avvistò dodici, come i segni zodiacali. Romolo iniziò quindi a tracciare sul colle Palatino il perimetro dell’insediamento. Tuttavia la disputa tra i due fratelli seguitò e in una lite Romolo uccise Remo, pronunciando in seguito un giuramento: “muoia chiunque oltrepassi queste mura” e decidendo di chiamare la nuova città con il nome di Roma.