Articolo criptico per addetti ai lavori
Tutto inizia col silenzio e in questo silenzio dimora ciò che innominabile, con cui si tratta di collegarsi. Non gli posso dare un nome a meno che questo nome non sia preceduto dal silenzio che consente di andare oltre linguaggio. Successivamente puoi usare tu il nome più pertinente per definire questo silenzio. A questo scopo è forse preferibile usare un nome
il più possibile estraneo a riferimenti religiosi o culturali, così da non corrompere in modo irreparabile il silenzio. Poi li potrai usare più agevolmente a condizione che ti sia sempre chiaro che il silenzio ha la priorità. Quindi, c’è il silenzio, che non è il silenzio. Il fatto che silenzio sia scritto in corsivo implica che non si tratta di “silenzio”, nell’accezione ordinaria del termine, bensì di un silenzio che ha un significato particolare, che è appunto quello di silenzio, che significa___. Nota per favore lo spazio vuoto dopo “che significa”, che è il modo più efficace per definire il silenzio. Quindi, ricordati che silenzio equivale a ____. Silenzio è assenza di parole, suoni, grafie e linguaggio. Qui potrei seguitare a scrivere a lungo, in contraddizione radicale con il silenzio. Per farla breve possiamo definire il silenzio con il codice H (H in corsivo). Quindi se scrivo H equivale a silenzio, così come quando pronuncio H. Si tratta di un H muta, silenziosa, tipicamente italica, che tuttavia posso scegliere di pronunciare successivamente allorché ho considerato appieno la sua fonte silenziosa. In questo caso la sonorizzo esageratamente, per cui diventa H, nello specifico una delle due H arabe, ossia ح (ḥ).
H rappresenta il massimo riferimento possibile del Sé o non-sé, del Tutto, di Dio, Allah, e tutti i sinonimi possibili. Attenzione ti ricordo che non è H, ma H, che equivale al silenzio, per cui a questo livello non dici nulla, seppure tu possa scrivere H. Poi in seguito puoi scrivere, o dire, H, aspirandola.
Successivamente puoi usare altri nomi. L’invocazione di H o di silenzio ha priorità assoluta. Se usi il linguaggio, il suono, per rappresentare H senza essere totalmente consapevole che si tratta di H, la tua espressione è irrimediabilmente corrotta.
Prima invochi in silenzio. Se arrivano parole, pensieri, li converti in silenzio, in H. Una volta che c’è solo H, puoi procedere a usare suoni e parole, cominciando idealmente da H.
Ricorda che in quanto suddito umano sei stato programmato con uno o più linguaggi, per cui in assenza della consapevolezza di H, sei solo un replicante, anche nel caso che le tue parole e i tuoi pensieri siano i più elevati, santi, divini possibili. L’intera realtà umana è un programma, una simulazione, per usare termini il più possibili inoffensivi. Quindi, converti ogni parola e pensiero in H. Poi puoi esprimere quelle stesse parole, radicandole in H. Per chiarificare che questo è il tuo intento, puoi usare H come primo suono, lettera, parola. Però è assai difficile pronunciare la H da sola, anzi pressoché impossibile. La H deve appoggiarsi su una vocale, davanti o dietro, per esempio HA, HU o UH, AH, oppure sia davanti che dietro, come in AHA. Il primo passaggio da H a H, è solo tra silenzio e suono. Per questo motivo occorre che H non sia collegabile a nessun significato, e nemmeno riferibile a simboli, esoterismi, ecc. È solo il suono dell’H aspirata.
Ora, prova, entra nel silenzio, nella H. Poi pronuncia la H. Poi usa un suono con la H che ti permette di estendere la H, come HU o UH, ecc. A questo punto puoi usare altri suoni più complessi che contengono la HA, ma che per motivi di sicurezza non la mettono troppo in evidenza, come per esempio PAHAI, HANDOR, ALLAH, ecc. Attenzione però, si tratta solo di suoni, non collegabili al loro significato, per cui potresti inventarti il suono che ti pare.
Quando tu converti H in H, e poi H in HU, e in seguito PAHAI, HANDOR, ecc. riduci in maniera indicibile ciò che hai espresso precedentemente nel silenzio, tanto che il silenzio sparisce. Non c’è più. Ti trovi in un’altra dimensione. Tuttavia, sei consapevole che quello che hai detto è un’emanazione di H, per cui H rimane. Quando te ne dimentichi, H sparisce, e diventi un replicante asservito a un programma. Questo accade incessantemente nella configurazione umana arbitraria (CUA), il programma generale del mondo in cui leggi qui.
Usando il linguaggio per rappresentare H è consigliabile impiegare il suono H e successivamente suoni o parole preferibilmente il più possibile neutrali o strategici. Tra questi nel lavoro dell’Institutum si usa Centro e Identità Multidimensionale Centrale. Non sono termini neutrali. Tieni conto che, come effetto dell’esposizione al CUA, ogni neutralità è persa. Tuttavia, vi sono termini esplicitamente di parte, attribuibili a specifiche religioni, e altri che lo sono di meno. Il termine Centro è sinonimo di tutti i possibili nomi usati per identificare Dio e i suoi equivalenti in ogni possibile contesto in cui il termine Dio risulti inaccettabile. Lo stesso si applica al termine Identità Multidimensionale Centrale (IMC) seppure quest’ultimo abbia una connotazione più prossima alla comprensione umana, tanto che potrebbe essere tradotto con Cristo, Buddha, ecc. Possiamo coniare un nuovo termine semplificato che è Identità H, che comprende sia Centro che IMC, seppure in quest’ultimo caso si tratta più precisamente di Identità H. Per rendere il termine più prestante e multivalente spiritualmente usiamo il termine PAHAI.
Pahai è un termine tecnico ieratico spirituale connesso con un’ampia varietà di sinonimi presenti nelle culture umane. Nel lavoro di Trasmissione e nelle pratiche avanzate tra Compagni e Operatori usiamo questo termine, al fine di emanciparci dalle dinamiche di corruzione delle tradizioni spirituali e religiose omologate del CUA. Quando operiamo con il pubblico o in seminari in cui ci sono partecipanti ordinari usiamo i termini omologati che più risultano comprensibili per chi è presente.
Pahai è definibile come Sé Divino, la Guida Interiore (priva di pronomi personali) quindi comune a tutto e a tutti, IMC (Identità Multidimensionale Centrale), il Sé unico e indivisibile che condividi con gli altri, e con Dio, e che pone fine sistematicamente, nel modo più amorevole ed estatico possibile, alla farsa e tragedia dei sé separati, fondendoli tutti uno ad uno in un amplesso estatico multidimensionale eterno e istantaneo al tempo stesso (ossia oltre il tempo), che è in vero ciò che ogni essere umano, intrappolato nella separazione anela a conseguire nella realtà simulata del CUA, che tuttavia ahimè paradossalmente simula l’impossibilità di tale conseguimento.
Pahai enfatizza il rilascio dell’identificazione con il corpo fisico separato, l’avatar del CUA. Il CUA è una configurazione “rogue”, ossia una struttura del Tutto che, “a un certo punto”, creando quindi il tempo, ha iniziato a operare in base a una sua propria volontà separata, che per complicare le cose rappresenta anche una copertura per attività criptiche e indicibili del Tutto.
Da notare che il termine Pahai comprende due parole, la particella “Pa” e il sostantivo “Hai” che tra i tanti significati è inteso come “Colui che davvero vive, il Vivente, il Dio vivente in te” (laddove il te è illusorio, è morte), la Vera Vita che esiste oltre il ciclo umano di vita e morte. Abbiamo usato la formula “Hai Hai Hai” enfatizzando l’effettivo essere vivente distinto dal corpo fisico separato e anche dai sé emotivi e mentali separati. “Hai” è ripetuto tre volte, quanti sono i tre mondi, accompagnato da movimenti fisici in alto, medio e basso. “Pahai” è a sua volta parte di un termine composto, ossia “Pahai Sadoh”. Sadoh è sinonimo di “Spirito Santo, Dio, Unità, ecc.”, per cui enfatizza ulteriormente che Pahai (il Vivente) è associato al Tutto e a Dio. Questo è inevitabile perché solo ciò che è associato al Tutto e a Dio può essere Vivente, mentre tutto il resto è solo morte o illusione. Ma poiché il CUA è un mondo illusorio e di morte, si tratta di enfatizzare oltre modo quanto sopra. L’uso del termine composto finale “Sadoh” chiarisce ulteriormente quanto sopra.
Come possiamo compiere questo passaggio dall’identità umana separata a Pahai?
Cominciamo dall’identità umana separata, che è l’identità CUA. Lasciamo che questa identità sia convertita in identità non-CUA, o identità Pahai. Quando questo è il caso l’identità CUA non è più l’unica possibile. Adesso c’è anche quella non-CUA allineata a Pahai. Questo significa pragmaticamente che hai ufficialmente acconsentito alla multidimensionalità, laddove prima eri asservito alla separazione totale. Ora coesistono due identità, quella CUA e quella non-CUA. Quando chiami quest’ultima identità, inizi a dargli forma nella stessa realtà CUA, il che è un paradosso, con il quale faremo i conti in seguito.
Tieni conto che il CUA è un programma centrifugo, rispetto al Centro, o Pahai-fugo. Tra la pura Pahai ci sono tanti altri programmi e identità.
Nel momento in cui riconosci sia l’identità CUA che quella non-CUA, questo è un atto immane di liberazione, che fino a un certo punto è consentito dal CUA.
Il primo lavoro da svolgere a questo punto, che ci porta sulla soglia di quel che è consentito, comporta l’inversione del processo centrifugo. Per molti umani sussiste la consapevolezza di H, così come di H, e di Pahai, Dio, ecc. Questo è consentito, nella misura in cui il processo sia tecnicamente centrifugo, sebbene sia promosso come centripeto. Necessitiamo invertire tecnicamente da centrifugo a centripeto. Ciò significa muoversi in direzione opposta a quella dell’umanità, inclusa quella alternativa, ed escludendo un’infima parte d’individui, difficilmente riconoscibili, anche perché della loro operatività raramente ne parlano, mantenendo il silenzio.
Il processo centrifugo implica che le dimensioni superiori sono asservite a quelle inferiori. Succintamente, la nostra mente, corpo di quinta dimensione è asservita al corpo emotivo, quarta dimensione, che a sua volta è sottomesso al corpo fisico, di terza dimensione, e così via fino alla dimensione zero. Il corpo spirituale, che è un termine contradditorio usato figurativamente, è l’H, o Pahai, silenziosa, che nel momento che chiamiamo H, o Pahai, è sia udibile che leggibile, e diventa corpo mentale, di quinta dimensione. Quindi quando riconosciamo H e poi in seguito H, dando priorità sempre al primo, e permettendo a questo di non necessitare della presenza di H, ecco che iniziamo il processo d’inversione, da centrifugo a centripeto. Quest’operazione non disturba il CUA, perché avviene solo a livello mentale, nella nostra immaginazione. Non ha ancora effetti sulla quarta e terza dimensione. Se non siamo in grado di compiere questo passaggio da H a H, siamo tuttavia in un programma. La separazione può arrivare solo al livello di quinta dimensione, quello mentale, e non in quello spirituale.
Con l’invocazione di Pahai, l’identità CUA si dissolve provvisoriamente.
Per diversi esseri umani è facile avere esperienza del passaggio da identità CUA a
Pahai. Si tratta di un passaggio consentito dal CUA che, essendo una realtà parassita necessita dell’accesso all’effettiva realtà per trarre il suo nutrimento, a condizione che tale accesso sia asservito esclusivamente a un processo centrifugo.
Ciò che impedisce agli umani il passaggio effettivo a Pahai, è l’ignoranza dei passaggi intermedi, che comportano sia Pahai, che molto ancora. I passaggi intermedi e la loro inversione da centrifuga a centripeta sono il massimo tabù dell’umanità, l’area d’interdizione del CUA. Ogni informazione linguistica di tali passaggi è inevitabilmente corrotta nel CUA.
Solamente se costruiamo una realtà alternativa non-CUA possiamo evadere la censura.
Tuttavia, il CUA per sua natura non ti permetterà mai di farlo, e tu non riuscirai in ogni modo a farlo, finché usi un’identità CUA.
L’unica possibilità (attenzione con questa parola unica che è qui usata solo per fini promozionali, onde venderti un prodotto, di cui mi auguro di chiarificare la natura nelle parole successive) è svolgere quanto sopra come gioco, teatralizzazione, finzione.
Ciò di cui sto parlando non ha nessuna intenzione di creare degli effetti nel CUA e in nessuna effettiva realtà. Quelli che leggi non sono insegnamenti, ma pure ed esplicite fantasie.
Per questo motivo un conto è usare H, H, Pahai, ecc., che sono tutti giochi, finzioni, fantasie, narrative, e un’altra storia è usare questi stessi termini come corrispondenti alla realtà CUA, che è quindi realtà e non realtà.
Quindi questo non è un lavoro, ma un gioco, che può anche essere un lavoro nel momento in cui ne trai benefici reali, che nel gioco sono reali, di qualche tipo a operarlo. In quanto tale, il Gioco (con la lettera maiuscola, così che lo identifichiamo come il gioco in questione, e non un gioco qualsiasi, ma non in corsivo, che potrebbe suggerire l’idea che non si tratta poi proprio di un gioco) non può diventare un insegnamento, se non nel Gioco stesso. Al di fuori del Gioco, l’Institutum Provisorium (IP) fornisce degli insegnamenti, che non sono giochi e nemmeno Gioco. In questo caso IP fa riferimento all’astrologia, astrosciamanesimo, interspiritualità, ecc.
Allora in cosa consiste il Gioco?
Il Gioco è indicibilmente complesso e opera a tanti livelli. Cominciamo da quello base. Per non allarmarti evito d’indicare quanti sono i livelli, anche perché francamente sono molti di più di quelli che conosco al momento, che già sono tanti.
Il livello base implica iniziare il Gioco usando un corpo alternativo. In termini pragmatici, da un lato per l’Institutum Provisorium (IP) c’è la vostra identità di socio documentata ufficialmente nei registri dell’associazione culturale con i vostri dati anagrafici e un numero in codice, ossia il vostro indirizzo, o identità IP, dall’altro per il Gioco c’è un altro indirizzo IP.
Quindi, se vuoi partecipare al Gioco, occorre che impieghi un altro indirizzo IP.
Per ottenerlo c’è un protocollo particolare che vi descrivo in parte a seguire.
Si tratta di concepire un corpo alternativo, non fisico, o per lo meno non fisico in base al CUA.
La caratteristica di questo corpo alternativo è che non è soggetto ai limiti della realtà separata CUA, esiste parallelamente a essa, e poiché è un Gioco non interferisce con essa.
Quanto sopra è essenziale. Il Gioco non intende cambiare il CUA, al contrario suo intento è preservarlo, consentendo ai sudditi CUA d’intrattenersi in qualcosa di ricreativo, onde essere ancor più prestanti nelle loro attività CUA. Eviterò di dilungarmi e ripetermi su quanto sopra, dandolo per scontato, così che posso chiarire in cosa consiste il Gioco, entrando nel Gioco stesso, che implica, se ancora non si è capito, una simulazione di ribellione al CUA, di evasione al CUA e di suo spegnimento definitivo. Da qui l’importanza che ne deriva per il CUA, poiché il Gioco consentirebbe di tenere impegnati ribelli ed evasori pericolosi.
Allora, come procedere? Occorre che tu concepisca questo corpo alternativo, privo dei limiti della realtà fisica CUA.
Questo è un lavoro che abbiamo praticato a lungo, che è inoltre parte di quanto è stato indicato nel primo incontro di navigazione multidimensionale.
Lo abbiamo chiamato in tanti modi, definendo anche uno spazio apposito, a tale scopo, in genere detto spazio di potere, o Sfera di Pahai. In tale spazio ci vai stabilendo una connessione prioritaria con Pahai.
Lo spazio di potere è una realtà propedeutica che gestisci per gradi, partendo da che ti fa stare bene in base ai tuoi criteri di benessere. È uno spazio personale e intimo. C’è anche uno spazio più ampio, collettivo, pubblico, che abbiamo descritto varie volte. Non ripeto quanto detto e introdotto nell’incontro. Mi permetto di aggiungere alcuni particolari avanzati. Attenzione perché i termini usati cambiano, sebbene ci siano tanti sinonimi. Sii vigile per ricondurli alla loro matrice.
Nello spazio di potere svolgi un Gioco di purificazione dal CUA, che procede non solo nella realtà interiore e mentale, ma soprattutto in quella esterna e fisica, nella terza dimensione.
Nella terza dimensione consenti al corpo CUA di essere affiancato da un corpo del Gioco, un corpo MD, l’IP CUA e l’IP MD.
A questo fine percepisci sia il corpo fisico CUA sia quello MD che vedi fisicamente nel vuoto. Quindi vedi e senti il tuo spazio di potere non solo nell’immaginazione, ma anche nel mondo fisico, nel vuoto, nell’aria.
11.6 è questo.
Il settore 6, dove si trova la Luna, è terra mutevole. Essendo lunare è terra ricettiva e subordinata, che è pure mutevole, in trasformazione. La Luna riceve la luce dal Sole in Acquario e ciò la rende visibile. Acquario è aria fissa, mente che si consolida, che diventa corpo, corpo di quinta dimensione che si solidifica nel vuoto, nell’aria, a condizione che tu accetti questo processo. Il corpo fisico CUA non ha più il monopolio a questo punto nel Gioco. Gioca ad avere questo corpo MD.
Com’è questo corpo MD?
In primo luogo, non ha organi interni.
Il corpo CUA è asservito agli organi interni. Se t’identifichi con il corpo CUA sei schiavo degli organi interni, per cui devi nutrirli e sottostare ai loro incessanti bisogni di manutenzione, sotto la minaccia di dolori e pene immani qualora essi non siano soddisfatti. Inoltre, pure adempiendo tali obblighi esemplarmente, questi organi interni possono decidere arbitrariamente di punirti anche in modo fatale da un momento all’altro. Ma ti rendi conto con quale corpo ti sei identificato? O vuoi ancora altri particolari?
Nel corpo MD non ci sono organi interni. Al posto degli organi c’è H, il vuoto o, nella versione più abbordabile, H. Gli organi interni sono rimpiazzati da aria fissa, aria corporea, da sostanza di quinta dimensione. Questa la differenza più pronunciata tra corpo fisico CUA e corpo MD. Il corpo MD non dipende più da organi tiranni. Non vive più per soddisfare i bisogni di questi organi interni, ma è in rapporto diretto con H, corpo spirituale, e H, corpo mentale, che si condensa proprio in virtù di cessare di dipendere dagli organi interni, che non ci sono più.
Inoltre, il corpo MD esiste nel vuoto attorno al corpo CUA, non solo dentro. È aria visibile, fissa. H che diventa H, sia dentro che fuori.
Hai con questo operato l’inversione da centrifugo a centripeto. Il corpo di terza dimensione CUA è dominato da strati interni (seconda dimensione), che a sua volta sono dominati da linee interne (prima dimensione) soggiogate da punti, pixel interni (zero dimensione). Il pixel singolo lo domina. Il corpo CUA è interamente simulato.
A un livello più avanzato, dopo aver riconosciuto il tuo corpo MD, si tratta di riconoscere quello degli altri, che coesiste con il tuo. Il corpo CUA simula la separazione, che ti fa percepire i corpi come separati, epurando l’unità implicita nel vuoto…