Non sono mai stato un sostenitore delle vacanze natalizie. Questo sia in ragione degli aspetti vistosamente consumistici che di alcune incompatibilità religiose. Tuttavia, in passato, ho partecipato ad alcune celebrazioni e/o mi sono unito ai cori augurali come atto di riguardo verso quanti risuonano con questa tradizione.
Ebbene, quest’anno, in segno di deferenza ignorerò radicalmente il Natale. Ho scelto di astenermi in maniera esplicita da questa festa, in tutti i suoi aspetti, incluso quello più ovvio, ossia la celebrazione della nascita di Gesù.
Credo che per avere la dignità di celebrare la nascita di Gesù, comunque lo s’intenda, sia d’obbligo essere in armonia con i suoi insegnamenti o aspirare almeno il più possibile a diventarlo. Il messaggio di Gesù era fondato sull’amore e la pace incondizionata, fino all’estremo del “se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra” (Matteo 5:39). Con ciò mi trovo d’accordo. Il problema è che i popoli che celebrano la nascita di Gesù sono storicamente i più aggressivi e belligeranti dell’intero pianeta a un livello sempre più crescente. Questo è qualcosa che non riesco più a conciliare. Non accetto che il carisma spirituale di Gesù sia sfruttato per promuovere società fondate esplicitamente sul materialismo, la violenza e ogni possibile perversione del suo messaggio originario.
Mai come ora nella mia vita ho notato una prevalenza così estrema di guerrafondai e ipocriti nel mondo che celebra il Natale. Nel paese in cui ora vivo, luogo cattolico per eccellenza, costituiscono addirittura il 100% delle forze politiche rappresentate in Parlamento, che si riuniscono tra l’altro a poche centinaia di metri dal Vaticano. Da obiettore di coscienza classe 1958 mi sono sempre rifiutato di ottemperare a qualunque dovere imposto dall’ordinamento giuridico finalizzato alla produzione e all’uso delle armi. Aborro ogni tipo di guerra e soprattutto l’idea furfantesca che si possa combattere una guerra in nome della pace. Per non parlare poi di altre questioni nazionali di superlativa ipocrisia relative ai problemi sanitari di questi ultimi anni.
Certo, l’ipocrisia è sempre esistita sin dall’inizio dei tempi. Ma laddove gli ipocriti del passato si degnavano di compiere le loro azioni criminali in segretezza, quelli contemporanei lo fanno apertamente davanti agli occhi di tutti, riuscendo addirittura a ricevere pubblica approvazione.
Non festeggio il Natale perché vivo in un paese e in una comunità europea che celebra questa occorrenza pur essendo in evidente antagonismo con il messaggio relativo. Se da un lato mi dissocio dalla politica di questi paesi, dichiarando che le loro decisioni sono contrarie alla mia volontà, non posso tuttavia impedire che essi impieghino i miei contributi per finanziare le loro azioni. A questo riguardo non ho alcuna scusante né superiorità morale. Sono un complice. In queste sciagurate politiche riconosco per alcuni versi certe mie contraddizioni, l’incoerenza che spesso traspare tra i miei principi e le mie azioni. Ma c’è un limite all’incongruenza che posso tollerare per me stesso. Essa traspare allorché accedo alla sfera religiosa e spirituale. Quest’anno, dopo ciò a cui ho assistito nel paese in cui vivo a partire dal 2020, la mia astensione dal Natale può solo essere radicale. Rimane tuttavia da parte mia la simpatia per quanti nelle famiglie o tra amici si riuniscono in questi giorni con un chiaro proposito di pace e amore. Questo lo farò, ma senza avere nulla da spartire con il Natale occidentale dei politici, dei mass media e del cristianesimo ordinario.
Quindi vi saluto luminosamente, augurando tanta Pace e Amore, così come la capacità di essere compassionevoli verso quanti sono preda dell’ignoranza e dell’ipocrisia. Riconosco che rappresentano parti separate esistenti dentro di me e in ognuno di noi, altrimenti non le percepirei. Da qui deriva il possente augurio d’identificare queste parti, acquisendo la capacità di liberarci per sempre dall’incubo da cui sono emerse, con l’aiuto di Dio.
C’è inoltre un motivo più propriamente teologico per cui non festeggio il Natale. Esso risiede nel fatto di non essere mai riuscito a digerire il dogma che Gesù sia Dio incarnato, nonostante gli immani sforzi per crederci. Questo dogma fu deciso a tavolino nel 325 d.C. a Bitinia (Turchia) presso l’abitazione dell’imperatore Costantino I e per suo supremo volere. Prima di quella data era opinione comune che Gesù fosse un uomo, seppure assai illuminato o con il rango di sommo profeta. Tuttavia le cose cambiarono drasticamente nel 325 d.C. allorché fu istituito il primo di una lunga serie di dogmi da parte della “Chiesa Cattolica”. Da allora in poi chiunque si permetteva di negare o solo dubitare che Gesù fosse Dio diventava automaticamente eretico, cosa che comportava torture devastanti e nella maggior parte dei casi la messa al rogo.
Ebbene, quest’anno, in segno di deferenza ignorerò radicalmente il Natale. Ho scelto di astenermi in maniera esplicita da questa festa, in tutti i suoi aspetti, incluso quello più ovvio, ossia la celebrazione della nascita di Gesù.
Credo che per avere la dignità di celebrare la nascita di Gesù, comunque lo s’intenda, sia d’obbligo essere in armonia con i suoi insegnamenti o aspirare almeno il più possibile a diventarlo. Il messaggio di Gesù era fondato sull’amore e la pace incondizionata, fino all’estremo del “se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra” (Matteo 5:39). Con ciò mi trovo d’accordo. Il problema è che i popoli che celebrano la nascita di Gesù sono storicamente i più aggressivi e belligeranti dell’intero pianeta a un livello sempre più crescente. Questo è qualcosa che non riesco più a conciliare. Non accetto che il carisma spirituale di Gesù sia sfruttato per promuovere società fondate esplicitamente sul materialismo, la violenza e ogni possibile perversione del suo messaggio originario.
Mai come ora nella mia vita ho notato una prevalenza così estrema di guerrafondai e ipocriti nel mondo che celebra il Natale. Nel paese in cui ora vivo, luogo cattolico per eccellenza, costituiscono addirittura il 100% delle forze politiche rappresentate in Parlamento, che si riuniscono tra l’altro a poche centinaia di metri dal Vaticano. Da obiettore di coscienza classe 1958 mi sono sempre rifiutato di ottemperare a qualunque dovere imposto dall’ordinamento giuridico finalizzato alla produzione e all’uso delle armi. Aborro ogni tipo di guerra e soprattutto l’idea furfantesca che si possa combattere una guerra in nome della pace. Per non parlare poi di altre questioni nazionali di superlativa ipocrisia relative ai problemi sanitari di questi ultimi anni.
Certo, l’ipocrisia è sempre esistita sin dall’inizio dei tempi. Ma laddove gli ipocriti del passato si degnavano di compiere le loro azioni criminali in segretezza, quelli contemporanei lo fanno apertamente davanti agli occhi di tutti, riuscendo addirittura a ricevere pubblica approvazione.
Non festeggio il Natale perché vivo in un paese e in una comunità europea che celebra questa occorrenza pur essendo in evidente antagonismo con il messaggio relativo. Se da un lato mi dissocio dalla politica di questi paesi, dichiarando che le loro decisioni sono contrarie alla mia volontà, non posso tuttavia impedire che essi impieghino i miei contributi per finanziare le loro azioni. A questo riguardo non ho alcuna scusante né superiorità morale. Sono un complice. In queste sciagurate politiche riconosco per alcuni versi certe mie contraddizioni, l’incoerenza che spesso traspare tra i miei principi e le mie azioni. Ma c’è un limite all’incongruenza che posso tollerare per me stesso. Essa traspare allorché accedo alla sfera religiosa e spirituale. Quest’anno, dopo ciò a cui ho assistito nel paese in cui vivo a partire dal 2020, la mia astensione dal Natale può solo essere radicale. Rimane tuttavia da parte mia la simpatia per quanti nelle famiglie o tra amici si riuniscono in questi giorni con un chiaro proposito di pace e amore. Questo lo farò, ma senza avere nulla da spartire con il Natale occidentale dei politici, dei mass media e del cristianesimo ordinario.
Quindi vi saluto luminosamente, augurando tanta Pace e Amore, così come la capacità di essere compassionevoli verso quanti sono preda dell’ignoranza e dell’ipocrisia. Riconosco che rappresentano parti separate esistenti dentro di me e in ognuno di noi, altrimenti non le percepirei. Da qui deriva il possente augurio d’identificare queste parti, acquisendo la capacità di liberarci per sempre dall’incubo da cui sono emerse, con l’aiuto di Dio.
C’è inoltre un motivo più propriamente teologico per cui non festeggio il Natale. Esso risiede nel fatto di non essere mai riuscito a digerire il dogma che Gesù sia Dio incarnato, nonostante gli immani sforzi per crederci. Questo dogma fu deciso a tavolino nel 325 d.C. a Bitinia (Turchia) presso l’abitazione dell’imperatore Costantino I e per suo supremo volere. Prima di quella data era opinione comune che Gesù fosse un uomo, seppure assai illuminato o con il rango di sommo profeta. Tuttavia le cose cambiarono drasticamente nel 325 d.C. allorché fu istituito il primo di una lunga serie di dogmi da parte della “Chiesa Cattolica”. Da allora in poi chiunque si permetteva di negare o solo dubitare che Gesù fosse Dio diventava automaticamente eretico, cosa che comportava torture devastanti e nella maggior parte dei casi la messa al rogo.
Quindi proprio non accetto di celebrare ciò che secondo questo dogma rappresenta la nascita di Dio, a cui da secoli si è stati costretti con la forza a credere, perché tale plagio e crudeltà nei confronti dei miscredenti è in totale contrasto con gli insegnamenti di Gesù, sia nella sua versione divina che in quell’umana.
PS: Tutte le informazioni fornite in questo post sono presentate unicamente per stimolare la consapevolezza e le intuizioni del lettore, e non sono intese a sostituire la sua ricerca ed esperienza diretta. I miei scritti non costituiscono l’enunciazione di verità assolute, bensì di punti di vista limitati, che fanno parte di una visione olistica più ampia, o di messaggi strategici intesi a scuotere la coscienza dall’assuefazione a pregiudizi e idee fisse.