Da una prospettiva multidimensionale la perdita dell’anima è l’effetto di menti che si separano, mentre il recupero dell’anima è la conseguenza di menti che si uniscono.
Il problema è che tendiamo a identificare la nostra mente e quella altrui con specifici corpi fisici. Il corpo fisico diventa quindi il simbolo della separazione della mente.
Ne deriva che la pratica umana più diffusa di recupero dell’anima consiste nel cercare a tutti i costi di recuperare i corpi di altre persone, unendosi possibilmente con loro. In effetti si tratta della pratica terrena per eccellenza, che consente all’umanità stessa di sopravvivere. Il problema di questa pratica è che laddove in certi casi ha successo a breve o medio termine, sulla lunga distanza e alla fine fallisce sempre miseramente. I corpi inevitabilmente si separano.
Che fare?
Un’opzione implicherebbe mettere radicalmente in discussione l’utilità del corpo fisico, fino all’astensione dal suo uso o produzione. Questo significherebbe però rovesciare l’intero paradigma umano e incorrere nell’anatema per eccellenza della realtà consensuale. Meglio lasciar perdere…
Altra opzione consisterebbe nell’usare i corpi fisici come strumenti didattici intesi a rappresentare teatralmente il recupero dell’anima e l’unità. Per esempio, sul palcoscenico compaiono due persone distanti l’una dall’altra che si guardano in cagnesco, poi con un colpo di scena si avvicinano e si abbracciano lungamente con grande amore e passione. A quel punto si chiude il sipario. In seguito dietro le quinte le due persone si separano e se ne vanno per i fatti loro.
In questo caso l’utilità del corpo fisico è di consentire di rappresentare sul piano materiale l’unità e l’amore al fine di coglierne l’essenza a livello dell’anima, recuperandola via via interamente.
Ogni episodio amorevole e luminoso della nostra vita fisica, non importa quanto sia durato, diventa parte di un’opera teatrale estatica in cui si celebra incessantemente l’unità. Allo stesso tempo tutti gli episodi tristi e miseri della vita fisica procedono dietro le quinte oppure fanno parte di un altro genere assai popolare: il dramma, la tragedia. L’anima, dal canto suo, ne è solo spettatrice, e non si perde.
“Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti“ (William Shakespeare, Come vi piace)
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