Esiste un confine assai sottile tra la rinuncia e la soddisfazione di un desiderio, tra il lasciare andare e il prendere. Risiede nella comprensione profonda di entrambi i processi, dell’intima connessione che esiste tra loro.
Nella vita ci sono momenti in cui è necessario lasciare andare, per scelta o perché siamo costretti a farlo. Vi sono anche momenti in cui occorre prendere, ricevere. Il respiro stesso funziona in questo modo, inspiriamo, espiriamo, facciamo entrare l’aria e poi la lasciamo uscire.
Per alcuni l’idea della rinuncia, del lasciare andare, è piuttosto difficile da accettare, perché è collegata a privazioni, sacrifici, fatiche, dolore.
Per altri, votati alla modestia, all’ascesi o alla ferma osservanza di norme sociali e religiose è invece arduo ricevere, prendere qualcosa per se, soddisfare desideri e ambizioni.
Piuttosto che considerare quale dei due approcci è più idoneo, si tratta forse di essere consapevoli dell’intenzione, del soggetto, che sta dietro sia alla rinuncia sia alla soddisfazione.
Siamo veramente noi che stiamo soddisfando o lasciando andare qualcuno o qualcosa, o è piuttosto l’idea che abbiamo di noi stessi?
Stiamo rinunciando o soddisfando come conseguenza dell’adesione a un sistema di credenza, quanto ci è stato detto da altri, per imitazione, o in base a una nostra autentica consapevolezza interiore?
Esiste un confine assai sottile tra rinuncia e soddisfazione. Questo confine sparisce nel momento in cui riconosciamo chi sta effettivamente rinunciando o soddisfando.
Quando questo accade rinuncia e soddisfazione cessano di essere due processi in conflitto tra loro. Allora non c’è più antagonismo tra prendere e lasciare andare, tra inspirare ed espirare… esiste solo il respiro.
© Franco Santoro