Sii pienamente consapevole dei tuoi pensieri più intimi e segreti, di ciò che muove la passione della tua anima, anche se appare estraneo e inaccettabile per gli altri. Poco importa se nessuno lo capisce, se non lo puoi esprimere liberamente, quel che conta è che lo riconosci e l’accetti. Il rischio più grande è diventare un estraneo per la tua anima, non ricevere le sue intime confidenze, e abbandonarla per sempre.
Esiste una sfera molto intima del nostro essere, in vero la più profonda, che non possiamo condividere con gli altri, che ha bisogno di rimanere segreta, perché parlare di essa, cercare di spiegarla, ne distrugge la natura, la mostra per quello che non è.
E allora l’intera vita diventa un tentativo disperato di fare accettare quella parte agli altri e al mondo, che regolarmente non è in grado di comprenderla, e di riparare i fraintendimenti e le incomprensioni che ne derivano. Allora mettiamo da parte la sfera più intima del nostro essere, non ci permettiamo più nemmeno di sentirla per paura che provochi danni nel nostro rapporto con gli altri. Diventiamo estranei a noi stessi, e quella sfera dell’anima, la sua essenza, via via si allontana, perché siamo in realtà noi che ci allontaniamo da essa.
Tutti gli episodi di abbandono che ci fanno soffrire nella vita sono un’esemplificazione di quello che noi stessi facciamo verso l’essenza della nostra anima.
Quando soffri perché qualcuno ti ha abbandonato o perché tu hai abbandonato qualcuno, stai sentendo il dolore dell’anima, provi dolore per avere abbandonato te stesso o perché credi di essere stato abbandonato da te stesso.
Poco importa qui capire che cosa è effettivamente successo, quel che conta è recuperare il contatto con la sfera più profonda dell’anima.
Possiamo recuperare questo contatto quando ci identifichiamo con la parte che prova la sua mancanza, quella che non è soddisfatta, che sente di non essere completa.
Questo mondo è specializzato nel produrre anestetici e droghe intese a eliminare provvisoriamente il profondo dolore che proviamo come conseguenza della separazione dalla nostra vera natura.
Tuttavia questo dolore, quando comprendiamo che è dovuto alla perdita di qualcosa che esiste in noi, diventa il portale per metterci alla ricerca di quel qualcosa.
Questa ricerca genera subito un’immediata gioia, perché nel momento in cui riconosciamo la nostra incompletezza e siamo pronti a darci da fare per sanarla, ecco che il rapporto con la parte mancante si ripristina all’istante.
In effetti non si tratta di cercare qualcosa che abbiamo perso, ma di avvederci che in realtà non abbiamo perso nulla, che nessuno ci ha mai abbandonato e che tutto il nostro dolore era dovuto all’ostinazione a non volere accettare ciò che avevamo sempre avuto.
Il percorso di risveglio e recupero della nostra vera natura comporta momenti di vivida consapevolezza della sua presenza alternati a momenti in cui ci illudiamo nuovamente di averla persa. Questo processo è inevitabile fino a quando siamo nella realtà separata, e si tratta solo di accettarlo, con molta pazienza.
Si tratta soprattutto di mantenere fermi nella nostra memoria i ricordi di unione con l’anima, di intima connessione con chi siamo veramente, anche quando tutto quel che ci circonda, dentro e fuori, sembra dimostrare il contrario.
Nell’intima comunione con la nostra anima dimora il segreto del rapporto con gli altri. Gli altri sono uno specchio del rapporto con la nostra anima. Noi siamo gli altri e gli altri siamo noi. Questa è un’affermazione che richiede di essere esperita nella pratica quotidiana, in ogni aspetto della nostra vita, fino a quando diventerà una pura realtà.
(Franco Santoro)
Immagine: “Poem of the Soul” di Louis Janmot
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