Nel tocco astrosciamanico c’è un tocco. Quindi, si tocca. C’è una relazione diretta con il corpo di terza dimensione, e tutti gli aspetti del lavoro astrosciamanico indicati nel Manuale B sono applicati a un livello fisico. Il piano multidimensionale, visionario o sciamanico è proiettato sulla realtà fisica.
Nel tocco astrosciamanico il corpo e la realtà fisica diventano una mappa su cui operare direttamente per rappresentare tutto il processo di guarigione che avviene a un livello più sottile e invisibile.
Nel tocco astrosciamanico usi il tatto e anche tutti gli altri quattro sensi.
Questi cinque sensi si possono esperire solo nella vita fisica e sono molto limitati. Tuttavia, sono l’anticamera verso altri sensi che appartengono al nostro corpo multidimensionale, che è l’anima. Si tratta ipoteticamente del corpo che continua a vivere anche dopo la morte e che esisteva anche prima della nascita.
Per praticare il tocco non occorre avere poteri speciali, il chakra del cuore aperto, o altre corbellerie, basta semplicemente praticarlo. È uno strumento disponibile a tutti, e non è nemmeno necessario seguire dei corsi per praticare il tocco. Non occorre avere nessun diploma, perché l’investitura per praticare il tocco è data direttamente dal Centro, comunque lo vogliamo chiamare, e dalla capacità di evocarlo e non da un insegnante che decide se il candidato è buono o meno. Una cosa è il tocco astrosciamanico, che non richiede alcuna certificazione, un’altra cosa è il Pahai Interdimensional Touch, la versione strutturata del tocco astrosciamanico, che è un sistema completo di formazione e insegnamento. Quest’ultimo richiede la frequentazione di corsi e il superamento di esami.
Il primo tocco astrosciamanico lo applichi a te stesso, corrisponde al rapporto con il Centro, l’apertura dell’asse verticale, dei suoi 3 mondi, dei 7 chakra, dell’asse orizzontale, le sue 4 direzioni e 12 Settori.
Un’esemplificazione tradizionale di questo tocco è il segno della Croce. Qui nomino tre termini che sono “Padre, Figlio, e Spirito Santo”, collegati coi 3 mondi, e i 3 stadi, e tocco 4 parti. Nomino 3 punti, perché essi non sono visibili e appartengono al livello sottile, mentre tocco 4 punti del mio corpo ben specifici, che invece rappresentano la realtà fisica, quella del corpo e dei suoi 4 elementi e direzioni. In questo modo combino il 3 e il 4, il livello verticale e il livello orizzontale e ho così il 7 (addizione) e il 12 (moltiplicazione).
Il cristianesimo è provocatoriamente ideale per introdurre il tocco, perché è pieno di pratiche in cui si tocca. La religione cristiana è fondata sul tocco e la guarigione. Il novanta per cento del Vangelo tratta di guarigioni e miracoli, che avvengono tramite il tocco. Una delle caratteristiche di Gesù, descritta nei Vangeli, è che egli toccava le persone, soprattutto quelle ritenute indegne di essere toccate, come prostitute, persone ammalate, appartenenti ad altre tradizioni, ecc Ma soprattutto, egli si lasciava anche toccare, e questa era un’altra cosa che creava sconcerto.
Il tocco accade semplicemente attraverso la disponibilità di diventare canali. Non si fonda sulle capacità personali, o poteri straordinari. Quindi se attraverso il tuo tocco avviene una guarigione non vuol dire che sei un gran guaritore, che possiedi poteri particolari.
Uno dei requisiti fondamentali per il tocco è la semplicità.
Un aspetto tipico della religiosità che appare in contrasto con la semplicità del tocco, è l’uso della parola. Nelle attività religiose si usano molte parole, ed esistono tanti testi, preghiere, invocazioni. La parola è solitamente in relazione con la parte maschile, non in senso di genere, ma come polarità energetica. Nel cristianesimo il Cristo rappresenta la parola, il verbo incarnato.
Poi c’è l’aspetto femminile, incarnato da Maria, o dalle Marie, che non dicono quasi niente. Maria svolge un ruolo fondamentale nella dottrina cattolica, anche se sulla carta non dice quasi niente. Nel Vangelo ci sono solo un paio di battute da parte sua. Nonostante questo il suo ruolo è rilevante. Essa rappresenta ciò che è oltre la parola… È l’apertura verso il silenzio, il femminile. Il maschile prende l’iniziativa e dirige l’energia, mette in moto il processo di guarigione, che si espande mediante il femminile, la parte silenziosa, che non contiene parole.
In superficie vi è un aspetto nel cristianesimo che è quello delle parole. Se tuttavia rimani a quel livello, perdi l’altro aspetto fondamentale di guarigione che opera nel silenzio. Nel cristianesimo è incarnato da Maria, o dalle Marie. C’è la Maria Vergine, e anche un’altra Maria, più controversa che è Maria Maddalena. Su quest’ultima il silenzio è ancora più pronunciato, perché di lei si sa poco e nulla. E qui non è importante sapere e dire delle cose, perché Maria è qualcosa che permane nel silenzio.
Nel rapporto col cristianesimo se ti fermi al livello del maschile, del Padre, ecco che manca qualcosa di essenziale. Manca la parte della Madre, il femminile, che è un aspetto del silenzio.
Il Padre incarna la legge, le regole, mentre nel femminile incontri quello che c’è oltre la soglia di tali regole.
Un altro aspetto del lato femminile opera nel tocco. La parola serve per portare focalizzazione. Attraverso la parola incanali la mente su un obiettivo, su un Intento, e poi è il silenzio che scaturisce da quella parola che crea la guarigione.
Se vai direttamente nel silenzio rischi di diventare come un assorbente, una spugna che si impregna di qualunque cosa. E questo silenzio, ben lungi da essere una via di guarigione può diventare una via che porta grandi malattie. Quindi questa via di guarigione, il silenzio, è preceduto da parole, da un Intento che è espresso e consente di portare focalizzazione. Prima di aprire il sacro mistero del femminile questo ha bisogno di essere protetto, difeso, di ricevere energie che siano degne della sua sacralità. Queste energie le invochiamo, le chiamiamo direttamente attraverso la parola.
Nella pratica di guarigione operativa c’è l’espressione verbale, l’Intento, la tua invocazione, ed è il primo stadio. Qui esci dal torpore. Il silenzio per se stesso è zero, nullità. Il silenzio di cui parlo si trova nel due, che viene dopo che hai espresso la volontà di aprirti al sacro, l’uno.
Ci apriremo adesso nelle pratiche che seguiranno all’uso della parola, dell’invocazione, del chiamare, del pensiero, dell’invocare il Centro. Ci sono tanti modi per invocarlo. Uno di questi modi è usare una preghiera convenzionale.
Il vantaggio di una preghiera convenzionale è che non hai bisogno di ricercare le parole. Basta che usi parole già stabilite per poi portare attenzione sull’energia della tua espressione. Se usi una preghiera stabilita o un mantra tutta l’energia va in quella espressione. La recitazione di una preghiera è simile al tocco. Non ti esprimi mentalmente, non compi uno sforzo intellettuale, usi dei suoni, delle parole prestabilite, parole, come quelle di molte preghere, a volte in contrasto con quello che pensi e credi. Queste parole ti permettono di accedere al silenzio, al Centro, nella misura in cui non ti soffermi sul loro significato e le associazione mentali che ne derivano. Per favorire questo processo può essere utile usare preghere in un’altra lingua o in lingue antiche.
Nella tradizione cristiana vi sono diversi mantra o preghiere. Una tra le pratiche cattoliche più tradizionali è il rosario. L’Ave Maria è una tradizione tipicamente femminile che dimora nel silenzio relativo. Una cosa potente del rosario è il tocco. A ogni perlina è legata una preghiera. Tocchi la perlina mentre reciti ciascuna preghiera, tra verbo e toccare si stabilisce una relazione intima.
PRATICA 1
In questa pratica si tratta di portare l’attenzione al Centro attraverso la parola, che in questo caso è quella usata nella preghiera del rosario, e al tocco del rosario stesso (o, in mancanza, delle dita delle mani).
Si tratterebbe di recitare un Padre Nostro, un Ave Maria, un Gloria, seguito da un Padre Nostro, 10 Ave Maria e un Gloria. Puoi anche recitare l’intero rosario, se preferisci.
Questa pratica può apparire provocatoria per alcuni di noi che provano disagio verso questi riferimenti religiosi. Fare di essi l’oggetto addirittura della prima pratica di questo manuale può legittimamente apparire insensato, se non sacrilego. sia da una prospettiva cristiana sia dalla prospettiva del tocco stesso. Il punto è che il tocco inevitabilmente confronta con tutto ciò che causa sia disagio sia il suo esatto opposto.
Mentre reciti le preghiere forse ti accadrà di tutto a livello emotivo. Entrerai nel conflitto, nel piacere, nella gioia, nella rabbia, nella noia, ecc. Lascia che tutto passi attraverso la preghiera.
La preghiera in questo caso non deve necessariamente piacerti o essere in armonia con il tuo pensiero. Si tratta di entrare nella vibrazione della preghiera e non nella sua forma. Stai lavorando con quel che c’è dietro la parola. Non importa quindi quel che sento e pensi sulla parola. L’obiettivo non è trovare le parole giuste. Se ti metti a pensare a questo, perderai con molta facilità la connessione con il Centro.
Qui è l’apertura verso il Centro che conta. Certo, stai facendo un lavoro avanzato, stai usando qualcosa che può pure chiuderti, se hai resistenze verso il linguaggio usato. In questo modo ti confronti subito con blocchi e rancori. Lavori su ferite fondamentali che esistono in te e nel collettivo, vai direttamente nella piaga.
L’invito rispetto a questa esperienza è prendere coscienza di cosa succede accettando quanto provi, astenendoti da qualunque interpretazione. Avvediti pure delle resistenze. Una cosa importante nel tocco è renderti conto dei punti dove ci sono resistenze, senza giudicarle. Se c’è un blocco, questo non significa che deve essere sciolto. L’importante è che tu ne sia consapevole e sia in grado di contattare il Centro anche in presenza del blocco. Questa è la prova del nove del guaritore. Se puoi guarire solo quando ti senti puro e privo di blocchi, lavorerai unicamente con la parte maschile. Ciò è utile, ma non ti apre all’altra parte.
Nella guarigione che promoviamo la cosa più importante è che non solo il cliente può guarire, ma anche il guaritore. Se puoi guarire gli altri solamente quando credi razionalmente di essere in condizione di guarire gli altri, non c’è nulla di miracoloso. Quando invece, pur stando malissimo, operi e si creano risultati di guarigione, allora la parte di te che si identifica con i limiti, dice “cavolo, però c’è qualcosa d’altro che sta succedendo, mentre mi sembra di essere preda di tanti problemi!”
Nella guarigione astrosciamanica avviene una guarigione da tutti e due i lati, sia da parte del guaritore sia da colui che apparentemente è guarito.
Quindi è importante rendersi conto di queste resistenze così come anche è importante che ti rendi conto di quello che invece ti da forza, che ispira, tutte e due le parti.
Nel lavoro astrosciamanico operi con due polarità, che sono identificate in uno spazio di assenza di giudizio. L’obiettivo è far in modo che ci sia consapevolezza rispetto alle due polarità.
Nell’aspetto più elementare del tocco astrosciamanico hai due mani, la mano destra e la mano sinistra. La mano destra rappresenta tutto quello che fa parte del tuo io cosciente, quello che vuoi, il tuo Intento, e anche il collegamento con il Centro, nel modo che ti aggrada maggiormente.
La mano sinistra contiene tutto il resto. Quanto non fa parte della mano destra lo rappresenta la mano sinistra.
La mano destra contiene tutto quello che desideri e vuoi coscientemente, che ti fa stare a tuo agio, mentre la mano sinistra tutto il resto, sia quello che non ti piace, sia quello che non conosci, il mistero. La realtà di quel che succede avviene quando le due mani si uniscono. Allora riesci a capire cosa sta succedendo. Una mano rappresenta il nero e l’altra il bianco, però se c’è solo nero non si vede nulla, se c’è solo bianco si vede solo il bianco. Quando le metti assieme si definisce la forma. Metti nero su bianco o bianco su nero, e s’inizia a vedere qualcosa. Però prima hai bisogno di distinguere il nero e il bianco.
La mano sinistra non implica necessariamente qualcosa di spiacevole. Può anche essere qualcosa di molto più piacevole della mano destra, sebbene sia ancora sconosciuto oppure giudicato come negativo o proibito… L’obiettivo della guarigione è rendersi conto che sia la destra sia la sinistra sono la stessa cosa.
La consapevolezza dell’identicità delle due mani è di natura esperienziale e non intellettuale. Ecco perché si tratta dapprima di passare attraverso la diversità e la contrapposizione apparente delle due mani. Questo perché, sebbene tu sia convinto dell’unità, vivi sulla tua pelle la separazione e ciò crea una contraddizione costante tra due parti di te, che definiamo strategicamente come alto e basso, o mano destra e sinistra.
Cominci da una mano, in genere quella più vicina e conosciuta, ossia la destra. Il contenuto di questa mano cambia secondo le persone. Per esempio, vi possono essere persone che nella mano destra identificano una vita casta, pura, disciplinata, e piena di espressioni armoniose e gentili, mentre nella sinistra ci mettono tutto quello che è in rapporto con forti emozioni, caos, toni accesi, abbandono all’istinto e al corpo.
Vi sono altre persone che hanno una visione opposta, laddove la mano destra esemplifica l’abbandono alla natura, forti emozioni, ecc, mentre quella sinistra gli aspetti di controllo, discipina, ecc. Ognuno dà alla mano destra quello che è potente in quel momento. Sebbene la mano destra s’identifichi a livello generale con la parte maschile, essa può esprimere anche quella femminile secondo le circostanze della vita. Lo stesso vale per la mano sinistra.
Per riassumere, la mano destra rappresenta ciò che in questo momento è la forza con cui ti senti maggiormente a tuo agio.
Solo perché oggi ti senti più connesso con l’archetipo femminile non vuol dire che è sempre così. In ogni momento si tratta di accettare di metterti in gioco, osservarti e chiederti “Qual è l’energia più potente in questo momento?”. Se usi l’energia più potente, essa ti può consentire di muovere il primo passo ed essere veramente autentico con te stesso. E ovviamente poiché muovi il primo passo con l’intento di guarigione, o recupero dell’unità, e usando l’energia più potente, ecco che qualunque passo sarà in una direzione giusta, perché è inteso a recuperare la parte mancante. La parte mancante arriva attraverso il richiamo della parte che è più forte, della parte che prende l’iniziativa.
La parte più debole è ricettiva, è silenziosa, non si muove, attende. Attende che ci sia un movimento. La mano destra rappresenta la parte di te che in quel momento è più forte, che ha più potere e può prendere l’iniziativa, e quando l’ha presa ecco che la parte ricettiva risponde. Non sai cosa arriverà. Il rischio è questo, che è pure il mistero.
Hai solo da contemplare il tuo Intento, la parte più forte, ma non è qualcosa che devi continuare a pensare perché la mano destra rappresenta l’Intento già di per sé. Anche se non sai che cos’è, focalizzandoti sulla mano destra, l’Intento è attivato, e la mano sinistra rappresenta il resto. L’Intento è radicato nel corpo e si fonda sulla fiducia che la consapevolezza di tutto il resto arriverà attraverso l’operatività, attraverso il lavoro.
Vi invito a lasciare che la vostra mano destra diventi un CD che contiene tutte le informazioni del vostro Intento. Identificate ciò che percepite nella mano destra, sentite che è proprio qui, che è una rappresentazione del vostro Intento, di Dio. La decisione di quale mano impiegare è arbitraria, così come è arbitrario decidere in un paese da quale parte si guida. Alcuni magari non si troveranno a loro agio a guidare da un lato rispetto ad un altro. Non è tuttavia possibile in un ambito collettivo permettere di guidare in base a scelte personali, a destra o a sinistra. In questo contesto in cui lavoriamo di gruppo scegliamo una mano comune per motivi di rodine e sicurezza pubblica. Non deve essere la mano in effetti che io uso di più. Lavorando in gruppo preferisco che usiamo tutti la mano destra, poi se lavorate da soli potete pure cambiare le cose.
La mano sinistra rappresenta tutto il resto. Nel rappresentare tutto il resto ovviamente potenzialmente rappresenta anche cose che non sono piacevoli. La mano sinistra ha però la capacità di trasformare, di legittimare, di allineare al sacro tutto quello che apparentemente non è piacevole. Non è un discorso antagonistico, l’obiettivo è unire le due mani. Tuttavia, nella fase che precede questa guarigione, si tratta di accettare il conflitto e anche la contrapposizione esistente fra le due parti. Come ho spiegato altre volte, nel lavoro di guarigione la parte più importante non è il momento in cui c’è la guarigione plateale in cui tutto si unisce, quando c’è il lieto fine. No, quello è semplicemente il risultato di aver affrontato una parte in cui c’è una gran tensione, di essere passati attraverso il momento in cui si blocca il processo di guarigione.
Tutto questo lavoro che facciamo è finalizzato ad accettare il momento di tensione, quando il conflitto si esalta e confidare che attraverso l’esternazione del conflitto in un ambito sacro avviene la guarigione. Questa guarigione non sarà il prodotto di uno sforzo intellettuale o emotivo, ma semplicemente il risultato della grazia Divina, dell’intervento di Dio. E’ qui che c’è proprio il mistero perché vado al di là delle mie capacità individuali, personali, e mi avvedo che c’è qualcosa d’altro di più grande che opera e da qui procede il miracolo. Si parte dal livello uno da cui c’è in genere molto potere e poi vado nel due in cui mi ritrovo nel pantano, nel conflitto.
Parto da un momento d’esaltazione in cui c’è forza perché c’è Dio, c’è potere, c’è chiarezza e poi ovviamente, siccome il mio invito è finalizzato alla guarigione, ecco che l’energia mi porta in una situazione che necessita guarigione, in cui c’è tensione. Quello che succede alla maggior parte delle persone è che non appena arrivo nel conflitto tutto si blocca ed essi scappano via. Ma intanto il conflitto continua a esserci, ma non lo voglio vedere, non m’interessa, e non lo affronto fin tanto che non arriva il momento in cui arriva prepotente per essere guarito a tutti i costi.
L’ego vuole eliminare la possibilità di contattare Dio, l’ego vuole riuscirci con le proprie risorse. Se io non ci riesco vuol dire che non sono capace e abbandono tutto. Quello che vogliamo provare qui è che con le mie risorse non ci riuscirò mai, ed è naturale che io non ci riesca perché si tratta di riuscire con la partecipazione di Dio.
A livello tecnico che cosa è che occorre fare? Occorre avere un Intento, una disponibilità a chiamare il Divino in una maniera che mi è congeniale ed esprimere il proprio Intento nella pratica del tocco astrosciamanico attraverso la mano destra, attraverso l’uso della mano destra sul proprio corpo o sul corpo di un’altra persona o su oggetti o cose.
Dopo aver espresso il proprio Intento con la mano destra, si tratta di dare spazio a quello che resta, e di esprimere ciò toccando una persona, se stessi o degli oggetti. La pratica che vi spiegherò più nei dettagli tra breve è semplicemente questa: identificare due aspetti dell’energia, una parte di cui sono cosciente, che mi piace e un’altra parte di cui non sono cosciente, che non mi piace. Si tratta di lasciarle nella loro tensione, nel conflitto senza voler trovare una soluzione, di abbandonarsi alla forza divina e ricevere quello che giungerà nel terzo stadio, che è il dono.
Le prime due fasi richiedono uno sforzo, nel senso che occorre che sia disposto ad affrontare la parte destra e sinistra, gli aspetti di luce e quelli d’ombra.
La terza fase implica un ascolto, rimanere nel silenzio e non fare più nulla perché in quel momento è Dio e il tocco che agisce.
Quello che ho da fare nel terzo stadio è essere disposto a ricevere e sentire che non devo fare tutto io. La guarigione consiste nel consentire al Divino, in qualunque espressione si manifesti, di intervenire perché io stesso ho richiesto l’intervento.
Allora nella pratica con un partner quello che accade è che se sono passivo, il partner diventa rappresentante del tocco divino. Nel momento in cui comincia ad operare su di me, ecco che si attiva il terzo stadio.
La guarigione spirituale implica un rapporto fra la parte fisica e quella spirituale. Questo significa che l’agente della guarigione implica qualche cosa di fisico. Attraverso l’operatività di un altro essere umano, di qualcosa di fisico, Dio parla a me direttamente. Io non posso vedere Dio direttamente, ma posso vedere e sentire Dio mediante le persone che mi circondano.
Nel partner che è attivo avviene un processo analogo seppure da una prospettiva diversa. Anche il partner attivo accetta la parte destra e la parte sinistra e poi si abbandona all’azione divina, diventa tramite di quest’azione divina e si arrende a quello che opera attraverso di lui perché lo ha invocato.
Nel tocco astrosciamanico elemento fondamentale è il fatto di chiamare, di invocare. Quest’energia, è come un interruttore. Io la chiamo. Non succede nulla se non la chiamo. Nel tocco è importantissimo l’atto di volontà, chiedere l’intervento, chiedere, chiamare la Guida.
Sia nel ricevere aiuto e sia nel darlo, uso la mano destra. Attraverso la mano destra io esprimo questo.
27 gennaio 2008, Portali Multidimensionali dei Sensi:
Corso Base Annuale di Tocco di Guarigione Astrosciamanica
Primo Seminario con Franco Santoro
Se provo un gran dolore o pensieri negativi, posso mettermi in condizione di ascoltarmi, ed essere ricettivo. Ma se ho da fare qualcosa che è importante in quel momento, per cui questi pensieri mi bloccano, allora non è produttivo rimanere in ascolto, ed è importante sviluppare la capacità di chiudere i propri canali. Io non ho un potere assoluto, però ho un certo livello di potere e di scelta in alcuni momenti, per cui quando l’ascolto non è più ascolto, ma è diventare pensieri ed emozioni distruttive, ecco che ho il diritto di bandirli e di chiamare la forza divina. E’ importante ascoltare sempre alla presenza di Dio, non ascoltare da soli. Ascoltare qualcosa di negativo da soli è come darsi in pasto ai leoni nel Colosseo. Quelli mi sbranano! In qualunque circostanza, sia passiva, ricettiva o attiva, occorre che ci sia la presenza del Divino. Non ha senso bandire da solo, non è produttivo. Mi sto solamente reprimendo, mi sto soffocando e i pensieri negativi si rafforzeranno ancora di più.
La preghiera mi può proteggere da molti tipi d’attacco. In effetti, più entro in fase di connessione col Divino più mi rendo conto dei tanti momenti in cui non sono connesso col Divino. Succede una rivoluzione a livello interiore perché comprendo quanto sono distaccato dalla verità, quanto una parte di me s’identifica con un’identità che non esiste, che è separata. Questo crea un grande shock, ed è importante essere gentili con se stessi. In effetti, noi recitiamo in continuazione delle preghiere. Il rosario lo recitiamo in continuazione, 24 ore su 24, ma il rosario principale è il rosario dei pensieri negativi che si ripetono continuamente. Continuamente lo fanno e noi accettiamo che essi lo facciano. Per cui si tratta di interrompere questo rosario recitato nella nostra mente 24 ore su 24 da forze che bloccano la nostra libertà, e il rapporto col Divino e con chi siamo veramente.
La preghiera è molto utile perché è qualcosa che io decido di fare. Pur essendo altrettanto monotona di quella recitata nel nostro inconscio, ha questa capacità di inserire un altro segnale che crea una rivoluzione nel nostro essere. Pregando o meditando e facendo delle pratiche regolarmente, il corpo stesso diventa una preghiera vivente ed è in grado di trasmettere la guarigione negli altri, anche se non ne siamo coscienti. Il corpo stesso vibra nella preghiera, nel desiderio di rapportarsi con Dio, in qualunque circostanza, sia nello stato di tranquillità, di serenità meditativa estatica, sia anche nella sofferenza, nel senso di essere separato, nel desiderio di incontrare l’Amato. Quindi gode sia delle vibrazioni alte che delle vibrazioni basse perché tutte vengono accettate nel rapporto col Divino, ed è questo che viene coniugato nel tocco, questa passione incondizionata, che tutto abbraccia e tutto contempla. E questo è un aspetto santo.
Un altro aspetto importante è quello che accade nel tocco. C’è l’attrazione del toccare e c’è anche una parte che ha resistenza verso il tocco. Ogni volta che applichi il tocco, ogni volta che entri in una relazione fisica, ecco che ci sono sia le condizioni per una guarigione, ma anche le condizioni per una cattività, per essere imprigionati, per essere bloccati. Ogni volta che applichi il tocco, con questo tocco puoi guarire e puoi anche recare danno, ecco perché è talmente delicato il momento del tocco.
Nel tocco c’è un elemento di gran pericolosità, ed ecco perché in molte tradizioni spirituali non è assolutamente utilizzato per evitare questo rischio, ed è una buona ragione. Ecco perché in tutte le tradizioni spirituali ci sono voti di castità e astinenza, limitazioni nell’uso dei sensi, non perché sono repressi, e così via, ma perché ci sono delle buone ragioni. È molto facile liquidare queste cose con poche battute o con interpretazioni psicologiche. Ci sono dei motivi per cui l’aspetto sensuale non viene consigliato, perché ha degli elementi di rischio, e quindi nel momento in cui operi a un livello fisico occorre che ti rendi conto di questi elementi di rischio. Stai lavorando col fuoco, proprio con la ferita principale. Il lavoro col tocco serve a dimostrare che il tocco non è necessario. La finalità del tocco astrosciamanico è dimostrare che non è indispensabile toccare.
La parte di te che ha resistenza verso il tocco non è una parte puritana, ha anche un aspetto molto profondo, un aspetto che teme di rimanere imprigionato nella dipendenza del tocco, che ha la memoria di tutta la sofferenza del passato, della tua vita e di altre generazioni dovuta a questa dipendenza e al dolore seguito nel momento in cui c’è stata una separazione da qualcosa di fisico. Ecco perché il lavoro a distanza è importante.
Un gran dono per tutti è condividere il proprio modo di contattare Dio, il sacro, il proprio canale privilegiato, che cosa succede in quel momento, fisicamente ed emotivamente.
Un modo che io ho usato per tanto tempo per collegarmi, per attivare l’asse verticale, consiste nell’apertura del Sacro Cono. Il Sacro Cono è lo Spirito Santo o il Sacro Cuore di Gesù, però siccome alcuni hanno resistenza con questi termini, uso il termine Sacro Cono, che è un termine laico ed è anche il termine che mi arrivò in una visione. C’è tutta una tradizione che si fonda sul Sacro Cono, fin dai tempi dei Babilonesi, all’inizio della storia umana, in cui il Sacro Cono significa proprio quello che ha significato per me in quella visione.
Una cosa che può bloccare moltissimo è pensare che per contattare Dio devi fare qualcosa di estremamente complesso. Se semplicemente lo chiami, non va bene, è troppo facile. Occorre una certa concentrazione, occorre che lo chiami in un dato modo… Invece ho notato che semplicemente chiamandolo, anche con disattenzione, qualcosa di molto potente succede. È molto importante chiamare, usare qualunque modo. Se non hai quello stato di profondità che ti aspetti di avere nel chiamare il Divino, lo chiami in uno stato di mancanza di profondità. Occorre che ti presenti per quello che sei, senza nasconderti, senza cercare di cambiare la tua natura. In questo modo avviene l’allineamento. È molto importante usare pratiche semplici, in qualunque circostanza.
Pratiche molto utili sono pratiche di pochi secondi, in cui fai un’affermazione: “vieni, Signore.”
Maràna tha (Signore, vieni) è l’invocazione o formula di preghiera cristiana in lingua aramaica più antica.
“O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.” è l’invocazione iniziale della liturgia delle ore della Chiesa Cattolica e di altre denominazioni cristiane.
L’uso di questa e altre invocazioni ha effetti molto potenti. Ci pone in una situazione in cui puoi chiamare il Signore, Dio e ogni suo altro equivalente eliminando la dipendenza, lo stato di vittimismo in cui sei paralizzato dalla paura. Questo consente di avere un dialogo regolare. Un’altra pratica è quella appunto di avere con Dio un dialogo regolare, costante, come se fosse sempre, e lo è in effetti, vicino a noi. Come fanno i bambini che hanno il loro Angelo Custode, ecc. Un altro modo è tormentare Dio, in ogni momento, chiamarlo in continuazione con insistenza, non mollarlo mai.
Se volete fare un regalo ai vostri compagni, parlate del vostro rapporto con Dio, di quello che vi dà forza. È una delle cose più grandi che si può condividere con una persona.
Un altro aspetto, che è l’aspetto fondamentale del lavoro, è riuscire a conquistare un modo alternativo, insperato, di contattare il Divino. Da un lato abbiamo il canale privilegiato, abbiamo sentito come ognuno di noi ha un suo modo, dall’altro c’è, e questo è rappresentato dalla sinistra, dalla parte oscura, qualcosa che è il contrario, qualcosa che continua a tormentarci e che ci allontana da Dio. L’astrosciamanesimo nasce in un contesto essenzialmente non dualista, che non contempla la dualità.
Nel primo stadio ti colleghi con un punto in cui ti senti bene, nel secondo stadio l’obiettivo è appropriarsi di un altro canale altrettanto potente nel rapporto con Dio che è stato invaso dall’ego, come un territorio florido, pieno di abbondanza, di mare, di sole che è stato invaso da mostri. E ovviamente finché non ti riappropri di questo territorio ti manca qualche cosa, e sei sempre in territori più invidiabili, più belli che sono invasi dalla separazione, perché sono quelli che ti consentono un accesso più privilegiato verso il Divino. Tuttavia nella parte che ti disturba c’è un segreto, ed è un segreto di luminosità, di bellezza, che comprendi aprendoti al disturbo, in compagnia di Dio. Il primo stadio ti serve per individuare la parte oscura con la luce e per vedere la luce nell’oscurità. Ogni volta che ti confronti con una paura, con un terrore, con un fastidio, ti confronti con una zona in cui c’è un tesoro nascosto. Tuttavia non puoi trovare questo tesoro se sei in una condizione di paura e terrore, ed è il rapporto col primo stadio che ti consente di andare nel secondo senza paura.