“Io non ho alcuna biografia. Qualsiasi cosa sia ritenuta una biografia è del tutto priva di significato. In che giorno sono nato, in che Paese sono nato, non ha alcuna importanza. Ciò che conta è cosa sono adesso, in questo preciso istante. IO SONO SOLO ME STESSO.”
“Il significato dell’astrologia è questo: tu non sei, l’universo è. Il tuo ego non è, il cosmo è. Forze molto potenti stanno operando, e il tuo ego è assolutamente insignificante. Puoi solo capire l’astrologia di cui parlo, se pensi e senti che sei parte integrante di questo grande mondo.”
(Osho, nato l’11 dicembre 1931, Sole in Sagittario, Luna in Capricorno, Ascendente in Gemelli).
Oggi è l’anniversario della nascita di Osho, conosciuto anche come Bhagwan Shree Rajneesh, nato l’11 dicembre 1931, con Sole in Sagittario, Luna in Capricorno e Ascendente in Gemelli, Luna congiunta a Saturno.
Osho è stato per me un maestro decisivo, che mi ha aperto la strada verso il percorso di trasformazione. Tramite la sua ispirazione compresi che la strada più autentica dentro di me, che tuttavia il mondo attorno a me non riusciva a capire e considerava folle, e che di conseguenza anche io a un certo punto ripudiavo, era la strada da percorrere. Incontrai Osho in un momento decisivo e drammatico, in cui si trattava di compiere un grande salto. Il mio potenziale, a lungo represso e trattenuto, mi trascinò in bilico su una fune sottilissima, che sapevo che entro pochi minuti si sarebbe spezzata. La caduta era inevitabile, e non c’era nessuna alternativa, alcuna via di scampo. In quel momento di esagerata disperazione, mi resi conto che sebbene la fune si sarebbe spezzata inevitabilmente, vi era una possibilità di scelta: cadere o saltare. Cadere significava rassegnarmi al mio fato, non avere alcuna speranza e lasciarmi morire. Saltare voleva dire usare gli ultimi battiti del mio cuore, il respiro finale, per proclamare i miei sogni, le mie visioni più ardite, ciò che avevo sempre sentito autentico, seppure incompreso e negato dal mondo che mi circondava. In quell’istante, non c’era più niente che mi circondava, solo una tenue fune e il vuoto. Ero solo con me stesso, tutte le voci dentro e fuori di me non parlavano più, totale silenzio, solo la scelta: cadere o saltare. E io saltai, e quei sogni, quelle visioni diventarono la mia realtà. In vero, dal momento in cui scelsi di compiere il Grande Salto, mi sono trovato tante altre volte su quella fune, con tutta la disperazione e la paura che ne deriva. Onestamente, in molte occasioni, non ho saltato, sono proprio caduto, toccando il fondo più basso possibile oltre il quale non potevo andare. E quelle cadute sono diventate salti allorché ho compreso, come dice Osho, che:
Qualunque cosa tu sei, non è la fine: stai solo a metà. Puoi cadere in basso o elevarti verso l’alto. La tua crescita non è conclusa. Non sei il prodotto finale, ma solo un passaggio. In te qualcosa si sta continuamente sviluppando (clicca qui per l’articolo completo)
Durante i miei anni come sannyasin di Osho ebbi l’onore di operare come addetto stampa del maestro per l’Italia dal 1989 al 1991, negli ultimi anni della sua permanenza terrena. Di quegli anni riporto un ritaglio di giornale (da Il Resto del Carlino del 27 agosto 1989)
Naguib Mahfouz (نجيب محفوظ عبد العزيز ابراهيم احمد الباشا) (7) (Cairo, 11 dicembre 1911) scrittore, giornalista, sceneggiatore egiziano. Premio Nobel per la letteratura nel 1988; Bayn al-Qaṣrayn (Tra i due palazzi), Qaṣr al-Shawq (Il palazzo del desiderio), al-Sukkariyya. “Dormito poco. Poi un momento di calorosa aspettativa, sotto la coperta pesante. Dalla finestra entra un pallido raggio di luce che penetra con forza la fitta oscurità della stanza. O Signore, io m’addormento per Tua volontà, e per Tua volontà mi risveglio! Tu sei il Signore di tutte le cose. Ed ecco la chiamata alla preghiera dell’alba, che per me segna la nascita di un nuovo giorno. Eccola invocare il Tuo nome dal profondo del silenzio”, “Vita e morte, sogno e veglia: stati dell’anima perplessa. Li attraversa passo dopo passo, prendendo spunti e suggerimenti dalle cose, brancolando nel mare dell’incertezza, aggrappandosi ostinatamente a una speranza che si rinnova con una misteriosa serenità. Viaggiatore, cosa stai cercando? Quali emozioni si agitano nel tuo cuore? Come controllerai i tuoi impulsi naturali e i tuoi pensieri incostanti? Perché ridi in modo così fragoroso come un cavaliere? Perché piangi come un bambino?”.