L’arcangelo Michele, raffigurato con una spada, nella tradizione cristiana, è il protettore per eccellenza da attacchi psichici, intrusioni e altre energie dissonanti. Egli infonde forza, coraggio e spiana la via verso la luce nei momenti oscuri e turbolenti della vita. Il suo scudo rappresenta le doti di protezione e assistenza, laddove la spada evidenzia la capacità di recidere i cordoni con legami velenosi e situazioni che abbiamo bisogno di lasciare andare.
Oggi è la festa tradizionale dedicata all’arcangelo Michele, e agli altri arcangeli. È un’occasione per affrontare con coraggio le aree oscure della nostra vita, per lasciare andare il passato, per affilare la spada e liberarci da quello che non serve più con amore e fermezza. Vi sono situazioni che non possiamo affrontare da soli e che si aggravano appunto perché insistiamo nel separarci dalle fonti che ci possono sostenere. Non importa quanto ci sentiamo intrappolati, chiusi, indegni e non all’altezza, chiedere protezione e aiuto è il primo passo nel processo di guarigione. Da un punto di vista energetico e multidimensionale tutto può essere perdonato e liberato, anche le azioni più gravi. Il sostegno da parte delle forze di luce, e in molti casi da esseri umani sensibili, rimane regolarmente disponibile. Sebbene talvolta vi possano essere dei ritardi, l’aiuto giunge sempre. L’unico contesto in cui non arriva è quando ci rifiutiamo, o non ci sentiamo degni, di riceverlo. Ecco perché in molte tradizioni non esiste un peccato che non può essere perdonato, a eccezione del peccato di non volersi aprire all’aiuto degli esseri di luce o di Dio.
In questo giorno, possiamo iniziare una pagina nuova della nostra vita, in cui lasciamo andare i rimpianti e le amarezze del passato, i sensi di colpa per quello che abbiamo fatto o che avremmo potuto fare, il rancore per quello che ci è stato fatto o quel che ci avrebbero dovuto fare. Un giorno in cui chiediamo e ci apriamo a ricevere da ora in poi aiuto da forze di luce, quali quelle angeliche. Abbiamo già pagato il prezzo del dolore e ora ci attende una vita nuova in cui possiamo apprendere quello che ancora non abbiamo imparato, e insegnare quello che abbiamo appreso lasciando andare “lu passatu maledettu” come canta il suonatore di tamburello tarantato.