Il distacco è una qualità tipica dell’elemento Aria, associato al Nord, e del segno dell’Acquario. Il distacco è un requisito fondamentale lungo la strada della liberazione e del ritorno all’unità. Distacco è la capacità di lasciare andare l’attaccamento al passato, al presente e al futuro, al fluire del tempo lineare stesso e alla nostra identificazione con esso.
Distacco significa lasciare andare l’identificazione che abbiamo riguardo noi stessi, a livello fisico, emotivo, mentale e pure spirituale. Vuol dire distinguere tra l’attore che recita una o più parti e l’attore per se stesso. Distacco è neutralità consapevole, non coinvolgimento come scelta, che implica anche la capacità di prendere posizione, di coinvolgersi.
Se non siamo in grado di distaccarci dai ruoli che recitiamo, dall’identificazione che abbiamo con il nostro genere sessuale, la nostra storia personale, dal senso di identità che abbiamo assunto in questo mondo, allora siamo solo degli automi, degli androidi. Sottolineo questa affermazione: se ci identifichiamo con il nostro corpo, i relativi attributi sessuali, ma anche con le nostre idee, pensieri, emozioni, non esistiamo effettivamente, e nel fluire del tempo siamo già morti. Tutti i ruoli, come i corpi fisici sono destinati a finire e a morire. Un ruolo può essere vivo nel presente, ma il presente di una realtà separata è un presente separato, scisso dal passato e futuro. È un presente illusorio, che esiste sulla base della negazione del presente continuo e reale, e che per seguitare a esistere ha bisogno di creare il passato e il futuro.
Non possiamo viaggiare nel tempo semplicemente perché l’identità che crediamo di essere noi stessi, quella presente, non può esistere nel fluire del tempo, non può sopravvivere multidimensionalmente. Non possiamo viaggiare nel tempo perché non vogliamo farlo. Se lo facessimo incontreremmo inevitabilmente la fine e la morte di tutto quello che siamo convinti di essere. Secondo una prospettiva multidimensionale la nostra realtà è un cimitero, ogni interazione umana ordinaria è un rapporto tra scheletri o cadaveri in decomposizione.
Il Nord è la direzione del completamento, della fine del viaggio, in cui possiamo lasciare andare ciò che si è concluso, si conclude o concluderà, farlo morire, per muoverci oltre, oppure attaccarci a esso e morire con lui, per essere poi riciclati nel girone della morte, nella realtà separata.
Il distacco, il lasciare andare, non vuol dire sbarazzarsi di qualcosa, farla finita. Significa mettersi in una posizione neutrale, da spettatore, così che possiamo osservare il tutto da un’altra prospettiva.
A questo riguardo è vitale imparare a prendere le distanze da quanto riteniamo essere vero e reale, dalle nostre emozioni di paura e rabbia, ma anche da quelle di amore e gioia. Si tratta anche di prendere le distanze dalle nostre idee, incluse quelle elevate e spirituali. Il distacco comporta riuscire a raggiungere il centro del cerchio sacro, l’asse verticale. Da quel punto possiamo vedere noi stessi come equidistanti da ogni possibile ruolo. Nel centro comprendiamo che ogni ruolo, ogni comportamento umano e non, fa parte di noi, che non ha alcun senso entrare in conflitto o argomentare con altri ruoli, perché siamo tutti i ruoli.
La lezione suprema del distacco è che non siamo i nostri corpi fisici, né i nostri pensieri o le nostre emozioni, e nemmeno l’idea che abbiamo della nostra anima o dello spirito. Siamo coloro che percepiscono i corpi fisici, le emozioni, i pensieri, sia nostri sia di altri. Nel distacco non c’è più il mio, il tuo e il suo. C’è quello che c’è e basta, e la possibilità, la scelta di farsi coinvolgere o meno, l’opportunità di esercitare il DISTACCO.
© Franco Santoro