Uno dei sentimenti che maggiormente caratterizza una realtà separata è la vendetta.
La vendetta deriva dall’intento di farsi giustizia, di “pareggiare i conti” per un torto subito, reale o immaginario, da parte di qualcuno o qualcosa. Poiché questo qualcuno o qualcosa, secondo una prospettiva olistica, non è altro che una parte di noi dalla quale ci siamo separati, il danno che infliggiamo come ritorsione verso il danno che abbiamo subito precedentemente è un inevitabile danno verso noi stessi.
In una realtà separata, quale quella umana, ci identifichiamo con una minima parte frammentata del nostro essere, rappresentata dal nostro corpo individuale, proiettando tutte le altre al di fuori, nel mondo che vediamo attraverso gli occhi. La nostra visione e percezione umana del mondo è il risultato della separazione, così come l’identificazione che abbiamo con il nostro corpo fisico. La conseguenza di questa percezione sulla nostra vita e il modo in cui la concepiamo in ogni suo aspetto è immane e radicale.
Tutti, nella misura in cui ci identifichiamo con il corpo fisico e con la percezione di avere un’identità separata, siamo soggetti a un circolo vizioso di vendetta. La vendetta più temibile non è affatto quella sanguinaria, di cui siamo in genere spettatori nei drammi esibiti dalla cronaca nera o dall’industria cinematografica. La vendetta più incisiva procede nell’ordinarietà della vita, nel modo che abbiamo di concepire gli altri e noi stessi. Essa è rappresentata da ciò che vediamo con i nostri occhi.
La lezione 22 di Un corso in miracoli, recita:
Ciò che vedo è una forma di vendetta.
A seguire l’intero testo della lezione:
“L’idea di oggi descrive accuratamente il modo in cui deve vedere il mondo chiunque serbi nella propria mente pensieri di attacco. Avendo proiettato la propria rabbia sul mondo, vede che la vendetta sta per colpirlo. Il suo stesso attacco è così percepito come autodifesa. Questo diventa un circolo sempre più vizioso, finché egli è disposto a cambiare il proprio modo di vedere. Altrimenti saranno pensieri di attacco e contrattacco ad occupare la sua mente e a popolare tutto il suo mondo. Quale pace mentale gli sarà quindi possibile avere?
È proprio da questa brutale fantasia che tu vuoi fuggire. Non è una notizia gioiosa venire a sapere che essa non è reale? Non è una scoperta felice scoprire che puoi fuggire? Tu stesso hai fatto ciò che vuoi distruggere: tutto ciò che odi e che vuoi attaccare e uccidere. Tutto ciò di cui hai paura non esiste.
Guarda il mondo che ti circonda almeno cinque volte oggi, per almeno un minuto ogni volta. Mentre i tuoi occhi si muovono lentamente da un oggetto all’altro, da un corpo all’altro, ripeti a te stesso:
Io vedo solo ciò che perisce.
Nulla di ciò che vedo durerà.
Ciò che vedo non è reale.
Ciò che vedo è una forma di vendetta.
Alla fine di ogni periodo di pratica, chiedi a te stesso:
È davvero questo il mondo che voglio vedere?
La risposta è sicuramente ovvia.”
(da Un corso in miracoli, libro degli esercizi, lezione 22. Per ordinare il libro clicca qui)
Commento introduttivo di Franco Santoro